Come se non
bastassero gli innumerevoli e insulsi film natalizi e i quotidiani e banali messaggi
papali ritrasmessi fedelmente nella nostra televisione “pubblica”, ecco che
arriva l’ultimo rozzo filmetto di propaganda
fidei intitolato Correre per
ricominciare di un certo Alex Kendrick, che non avrebbe mai dovuto uscire
dai circoli parrocchiali e che invece è stato proposto in prima serata dalcanale molto devoto di Rai
1, come se fosse un capolavoro. Qui ci sono una quindicenne nera che è portata per
la corsa e per la cleptomania (immagino che questo sia il suo gran peccato),
abbandonata dal padre, e un allenatore sportivo in crisi lavorativa, con debita
moglie santa. Tutti sono credenti o mal credenti, perché il filmetto esce da
ambienti religiosi americani, specializzati nella fabbrica delle illusioni.
Dopo varie vicende, la ragazzina ritrova
il padre finito in ospedale, lo perdona per l’abbandono (siamo cristiani!) e si
converte ferventemente alla fede dei “Risorti in Cristo” e si mette a predicare
come un’invasata.
Fra
citazioni di san Paolo e conversioni di tutti i protagonisti, la ragazzina
corre una corsa di campionato e, con l’aiuto del padre, ex-allenatore, e del
Grande Allenatore Celeste, finisce immancabilmente per arrivare prima tra il
tripudio generale e canti celestiali. Di per sé non ci sarebbe niente di strano
in questo filmetto puerile se non fosse che il suo intento è quello di
spiegarci e invitarci a seguire il metodo per rinascere in Cristo. Insomma un
film per invogliare i telespettatori a convertirsi.
Chi
sei tu? Qual è la tua identità? Non quella che credi, ma il fatto di essere “figlio
di Dio”, salvato da Gesù dal peccato originale. Da quel momento, se tu accetti
di seguire Gesù, che ti ama tanto anche se non te ne rendi conto, vincerai
sempre e risolverai ogni tuo problema. Ci manca solo che Dio ti paghi anche le
bollette e ti guarisca dal covid.
Come
sarebbe bello! Saremmo tutti credenti. Peccato che non sia vero. E, Gesù o non
Gesù, il mondo non è cambiato per niente e i problemi sono sempre gli stessi.
Questi filmetti semplicistici, indegni di una televisione che dovrebbe essere
laica e dovrebbe se non altro mantenere un certo livello di qualità, sono fatti
per indurre nelle anime semplici un desiderio di imitazione. Ma, se qualcuno ci
provasse, si accorgerebbe presto che è tutto falso. E, allora, all’illusione
succederebbe quella delusione senza speranza che è il segno distintivo della
nostra società cristiana.
Insomma,
un uso improprio della televisione pubblica, un tentativo di lavaggio del
cervello tipico di certe sette religiose e un messaggio per bambini creduloni.
Sarebbe da licenziare chi sceglie spettacoli di questo genere.
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