La religione è una cosa e la spiritualità è un’altra – e le due cose spesso non hanno niente in comune. Un volta ho scritto che la spiritualità inizia là dove finisce la religione.
La religione teista, infatti, si
presenta come un atteggiamento di paura, di sottomissione, di umiliazione e di implorazione.
Da una parte c’è un poveretto che non conta nulla e che ha bisogno di qualcosa,
e dall’altra parte c’è un potente, l’Onnipotente, che può concedere a suo
piacimento un favore o una grazia. Che spiritualità c’è in questo
atteggiamento?
Se io mi umilio di fronte a un Padrone
o a un Monarca per chiedere un aiuto, tengo un atteggiamento spirituale?
Secondo me si tratta di un comportamento ignobile.
La spiritualità ha a che fare con la
ricerca interiore, con lo sviluppo della consapevolezza delle leggi che
regolano questo mondo e del mio ruolo nel tutto.
Del resto, anche nel cristianesimo
esistono varie forme di preghiera. E la più elevata non è quella in cui si
chiede qualcosa, ma quella contemplativa in cui si osserva e si cerca di avvicinarsi
al divino.
Il vero tempio siamo noi con il nostro
spirito, non le chiese esteriori, di cui non rimarrà “pietra su pietra”. Disse
Gesù:
"Verranno
giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su
pietra che non sarà distrutta".
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