Il processo
della meditazione ha varie fasi ma un unico sbocco: la lucidità o chiarezza
mentale. Il termine “illuminazione”, al di là dei miti, indica proprio questa
meta.
Per raggiungere
lo scopo, si parte dall’immobilità e dalla quiete, prima corporea e poi
mentale. Fermare e rilassare il corpo non è difficile – basta stare immobili lasciando
rallentare anche la respirazione. Il corpo è comunque autonomo, in quanto
continua a svolgere le sue funzioni anche se è tenuto fermo. Ma questo basta a
ottenere una certa tranquillità.
Il problema più
grosso resta la mente, che è sempre attiva, talvolta attivissima e difficile da
rallentare. Ma questo rallentamento è
essenziale per trovare una certa concentrazione.
In effetti, una
mente raccolta, silenziosa e tranquilla vede le cose con più chiarezza, ad un
livello superiore di consapevolezza.
Per rallentare
la mente, paragonata classicamente a una scimmia che non sta mai ferma, non c’è
che da insistere, tenendola sotto osservazione e notando le sue varie
distrazioni. Se si è troppo agitati, non è possibile fare meditazione.
Ma qui viene in
aiuto la sua inevitabile stanchezza quando è sovraeccitata. Rimanete immobili,
lasciatela sfogare, magari cercate di riportarla a un unico pensiero o a un’unica
immagine di quiete e notate i primi segni di stanchezza. Ad un primo livello,
deve insomma diminuire il solito pensiero discorsivo e dispersivo e subentrare
una certa quiete, che è sempre qualcosa di piacevole.
Questa
piacevolezza, questo benessere, è il segno che siamo all’inizio del processo
meditativo. Insistendo e andando avanti, il benessere aumenta fino al punto che
incomincia a disturbare.
Infatti noi non
cerchiamo sensazioni più o meno positive, ma uno stato di chiarezza mentale contrassegnate
da una certa neutralità emotiva, che si chiama equanimità. La parola “equanimità”
significa che siamo neutri o imparziali rispetto alle oscillazioni dell’emotività
e dei pensieri contrapposti.
Questo è il
punto di arrivo della parte introduttiva del processo meditativo: superare l’agitazione
del corpo e la dispersione della mente per arrivare ad un’equanime chiarezza
mentale.
Con questa
equanime chiarezza mentale, spariscono tanto l’ansia quanto la gioia e si
raggiunge uno stato di lucidità con cui possiamo riesaminare i nostri problemi,
sia quelli personali sia quelli filosofici, vedendoli chiaramente.
In tal senso la
meditazione non è una religione che si rivolge a dubbi Iddii, ma una tecnologia
mentale che ci aiuta a vedere meglio noi stessi e il mondo, a capire di più, a essere
più intelligenti.
D’altronde, noi
siamo esattamente questa consapevolezza, questa presenza mentale calma e
lucida. Tutto il resto è torpore, confusione, agitazione e condizionamento.
La meditazione
serve a tutti, è un fattore di progresso spirituale e non ha bisogno di fedi
infondate.
Chi non medita
è come la persona che non si specchia mai, che non si vede mai, che non si
osserva mai. La meditazione non consiste solo nel fermare i pensieri, ma nel diventare
consapevoli che siamo molto più che pensieri, sensazioni, sentimenti ed
emozioni.
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