Anicca, anatta, dukkha: questa formula buddhista significa che tutte le cose sono impermanenti, prive di sostanza e soggette
alla sofferenza. Non si tratta di imparare a memoria la lezioncina, ma di
osservare, di verificare e di comprendere, con un aumento di lucidità.
Ovviamente i
tre termini indicano la stessa verità, perché ciò che è impermanente, è privo
di sostanza e di stabilità ed è precario, transitorio e in continuo mutamento,
il che delinea un mondo di sofferenza.
Se non credete
a questa formula, provate a immaginare il contrario: una cosa permanente,
consistente e sempre gioiosa. Non c’è.
Certo il
buddhismo ha uno sguardo pessimista sulla condizione del mondo, nel senso che
accende una luce sugli aspetti più negativi. Prendiamo il caso della ripugnanza
verso il corpo: qui si mette in evidenza il fatto che il corpo sia fatto di
sangue, pus, urina, escrementi, bile, muco e schifezze varie, e che ovviamente
alla fine imputridisce. Tanto per toglierci ogni illusione, si consiglia la
meditazione sui cadaveri nei cimiteri. Che cosa c’è di più ripugnante?
È vero, non si
può negare, ma ci sono anche corpi belli che possono essere amati, e, anche se
siamo nell’impermanenza, nell’instabilità e in dolorosi processi temporali, ci
sono la generosità, la meraviglia, l’arte, la scienza, l’amore, il sesso e
compagnia bella. Anche le illusioni e i sogni hanno un loro fascino.
È vero che
tutto alla fine finisce male, perché col tempo degenera, invecchia, si ammala e
muore, ma, se la vita fosse solo questo, nessuno si riprodurrebbe. Questo
significa che qualcosa di buono ci dev’essere, nella vita in sé. E in effetti
la vita ha un’indubbia attrattiva. Quasi nessuno vorrebbe morire.
Anzi, i più
vorrebbero continuare a vivere in eterno, qui su questa terra o altrove.
E qui c’è una
divaricazione netta, perché basata su un giudizio ideologico. Per alcuni la
vita merita, vale la pena; per altri è un’escrescenza, un tumore, un cancro.
Forsela verità sta in una via di mezzo - una "via di mezzo" che del resto era consigliata dallo stesso Buddha.
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