Il karma della nascita è il destino
poco felice che appartiene a tutti gli esseri viventi, perché chi nasce su
questa Terra dovrà lottare tutta la vita, invecchiare e alla fine morire. Il
karma della nascita è il karma della morte.
Anche se ci fosse un’altra vita, un
altro mondo, chi ha questo karma dovrà comunque perdere tutto: amori,
ricchezze, successo, potere, proprietà… dovrà abbandonare ogni cosa, compreso
il corpo, la mente, l’io e la coscienza.
Chi non medita su questo punto, chi non
riflette sugli attaccamenti, dovrà soffrire ancora di più, perché subirà un
trauma maggiore.
Meditare sulla morte significa
abituarsi al lasciar andare, a prevedere l’abbandono di tutto. E trascendere tutto. È un
insegnamento basilare, cui si oppongono coloro che, non accettando la morte,
sognano altre vite. Ma ogni vita è seguita immancabilmente dalla morte.
Oggi si tende a nascondere la morte, a
fare scongiuri, ad aumentare le attività, a non pensare, a sognare paradisi (e ad
avere relativi inferni). Ma tutto questo non basta a tranquillizzarci, anzi ci
rende più nevrotici.
C’è chi accetta la realtà e ci sono
religioni che la negano, e così impediscono che ci si possa preparare al
distacco.
Ma, se si contempla il cambiamento, ora
veloce ora lento, non ci si può non accorgere che tutto finisce.
Possiamo dire: non voglio vivere. Ma
non possiamo dire: non voglio morire. Questo è il primo risveglio dal sonno
della mente, dalle illusioni, dalle fedi consolatorie.
La paura della morte è l’angoscia dell’abbandono,
della separazione, della perdita. La meditazione sulla morte ci aiuta a vedere
che tutto ciò non è una tragedia, ma addirittura una liberazione.
Si può morire anche con tranquillità.
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