Non è vero che,
per raggiungere l’illuminazione, basti svuotare la mente e non pensare a
niente. In realtà c’è da pensare e da riflettere parecchio. Per esempio, il
buddhismo parte da “quattro nobili verità” che vanno pensate e verificate. Esse ci dicono che la vita non è per niente soddisfacente un po’ perché siamo
noi che non ci accontentiamo mai e un po’ perché è stata edificata su strutture
fisiche e mentali che ci mettono sempre in conflitto con gli altri e con noi
stessi e che ci fanno sempre desiderare qualcosa di meglio. Tutte le cose
infatti sono impermanenti, variabili, in evoluzione, instabili e provvisorie.
Ora, tutto ciò va verificato e fatto nostro.
Qualcuno però
sostiene che la vita è bella. E noi ci domandiamo: è uno che si accontenta , un ottimista o semplicemente un illuso? Oppure siamo noi che
vediamo tutto nero?
A queste
conclusioni non si arriva non pensando a niente. Ma osservando il più possibile
obiettivamente lo stato delle cose e non solo il nostro m quello di tutti. E
questo guardare obiettivamanete comporta già un bel lavoro di osservazione, di
sintesi, di scrematura, di discernimento e di giudizio. Insomma abbiamo bisogno
di una mente intelligente, sensibile e attiva, non certo del vuoto mentale.
Ma anche il
vuoto mentale ha la sua ragion d’essere. Perché la mente, di fronte a queste
domande, si arroventa sempre di più e
finisce per non capire più nulla. Ci vogliono dunque periodi di pausa e di
riposo. E più un vedere che un pensare, se no facciamo semplice filosofia, che
non è meditazione.
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