lunedì 23 marzo 2015

Pubblico e privato

Che cosa è pubblico e che cosa è privato? Lo stabilisce la legge, l’ordinamento giuridico. Se l’amore, per esempio, è un fatto privato, perché la legge se ne occupa? E perché il matrimonio diventa un vero e proprio contratto, con tanto di testimoni?
In realtà è la legge che strappa ai soggetti il privato e lo trasforma in pubblico.
Ma i soggetti, a loro volta, da che cosa sono istituiti?
Ciò che io decido è un atto della mia soggettività o è un’espressione calcolata a priori dal sistema? Non è che mi riconosco soggetto proprio perché sono un soggetto giuridico?
Se è così e gli individui scelgono all’interno di quanto è anticipatamente predisposto dalla legge, non sono veri soggetti, ma semplici attori, maschere, funzioni, “per-sone”.
In effetti, il sistema giuridico, economico e tecnico lascia ben poco spazio all’individuo. Se in campo giuridico esiste ancora una distinzione tra pubblico e privato, nel sistema economico e tecnico ogni atto privato è deciso e dominato da un calcolo economico-tecnico che lo trasforma in un atto pubblico del tutto al di fuori del controllo individuale.
Quale individuo può mettersi fuori del sistema capitalistico?
Oggi siamo tutti sottomessi alle leggi economiche, così come un tempo lo eravamo a quelle di Dio. Anzi, i due tipi di legislazione, a ben vedere, rispondono ad un unico principio: quello del dare e dell’avere.
Ecco perché la religione è sua volta una categoria economica. Fare del bene è considerato un investimento produttivo, cui verranno corrisposti nell’aldilà gli interessi. Nella mentalità comune, c’è una specie di conto corrente, di partita doppia a livello cosmico.
Molte parabole evangeliche seguono proprio questa logica, tanto che Dio è paragonato ad un amministratore e perfino ad un banchiere che chiede conto degli investimenti fatti.

In questo quadro, non ci si meraviglia che ci sia un commercio di tutto, anche delle indulgenze.

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