martedì 24 marzo 2015

La natura della sofferenza

Per i greci (per esempio per Omero) è il dolore che crea la follia, la perdita di saggezza e quindi la colpa. Per i cristiani è la colpa che genera la sofferenza. Ma la sofferenza esiste indipendentemente  da qualsiasi colpa personale. Lo stesso Buddha, che pure credeva nel karma, afferma che solo un evento doloroso su otto è provocato dal karma: tutti gli altri, la maggioranza, sono dovuti a incidenti o al caso.
In realtà la sofferenza è una caratteristica della natura. Basti considerare che la vita si basa sulla morte e che il meccanismo del nutrimento, per cui ogni organismo sopravvive uccidendone altri, è di un’immensa crudeltà e ferocia.
Questo è il Dio da cui veniamo - non un’anima bella, non un’anima delicata.
Quindi, più che cercare di evitare la sofferenza, dobbiamo addestrarsi a fronteggiarla senza farcene distruggere.
Il mondo si regge su due gambe: il bene e il male, la felicità e l’infelicità, il dolore e la gioia, la vita e la morte. Non si può reggere su un’unica gamba.
La forza sta nel riuscire a “guardare in faccia” la sofferenza. Una forma di contemplazione.
Dobbiamo saper guardare ogni cosa, nel bene e nel male. Non distogliere lo sguardo da ciò che è sgradevole o traumatico. Nell’India antica, gli asceti andavano a meditare nei carnai.
Nella Divina Commedia, Dante procede prima per la contemplazione delle torture infernali. Ma non c’è bisogno per scoprire il volto impietoso della sofferenza di compiere un viaggio ultraterreno. L’inferno è anche qui sulla Terra. Basta andare in un ospedale, in un pronto soccorso, in un ospizio per anziani o in una zona di guerra. Stupri, violenze, ferite, massacri, epidemie, terremoti, cicloni, malattie incurabili…
La tradizione giudaico cristiana sbaglia gravemente quando afferma che la morte e il male non appartengono alla natura, al naturale decadimento delle cose, ma alla violazione della legge divina. Questa è pura utopia: un sogno della mente che vorrebbe cancellare gli aspetti negativi della vita, e attribuirli allo stesso uomo. In realtà la sofferenza viene proprio dalla volontà che ha istituito il mondo.

Ed è sbagliato proteggere i giovani dalla vista di queste realtà sgradevoli: la vita è traumatica e non c’è modo di difendersene. Chi chiude gli occhi, subirà soltanto un trauma ancora più devastante.

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