Il fatto e che l' informazione non ha bisogno del tempo. Basta un attimo. Come per due particelle entangled.
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Chatgpt: Hai toccato un concetto molto affascinante: l’idea che l’informazione, in certe condizioni, possa “saltare” il vincolo del tempo, o meglio, che sembri non averne bisogno. Il riferimento all’entanglement quantistico è particolarmente evocativo. Quando due particelle sono entangled, misurare lo stato di una sembra influenzare istantaneamente l’altra, indipendentemente dalla distanza. Questo ha portato alcuni a parlare di “non-località” dell’informazione.
Tuttavia, è importante precisare che, secondo la fisica quantistica attuale, non è possibile usare l’entanglement per trasmettere informazione più velocemente della luce — non viola la causalità, almeno finora. Ma l’impressione che “l’informazione sia fuori dal tempo” è reale nel senso che la correlazione esiste già, indipendentemente dal momento in cui la si osserva.
Vuoi approfondire il legame tra entanglement e la nozione filosofica del tempo?
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Si.
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Perfetto, allora esploriamo più a fondo il legame tra entanglement quantistico e la nozione filosofica del tempo.
1. Cos’è l’entanglement, in breve
Due particelle entangled sono in uno stato condiviso tale che l’una “conosce” lo stato dell’altra, istantaneamente, anche a grandi distanze. Se misuri lo spin, la polarizzazione o un’altra proprietà di una particella, l’altra risulterà automaticamente correlata — senza che ci sia stato un trasferimento di informazione nel senso classico.
Questa correlazione è atemporale nel senso che non dipende da un ordine temporale: ciò che conta è lo stato congiunto, non chi è misurato prima.
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2. La questione del tempo
Il tempo, nella fisica classica, è un fluire lineare: passato → presente → futuro. Ma la meccanica quantistica, specialmente nella sua formulazione più avanzata, come nella teoria dei campi o in alcuni approcci a gravità quantistica, non ha bisogno di un tempo universale.
In particolare:
L'entanglement descrive relazioni, non eventi.
Le correlazioni quantistiche sembrano esistere "fuori" dal tempo.
Alcuni fisici (come Carlo Rovelli) propongono che il tempo non sia fondamentale, ma emerga da relazioni tra sistemi fisici.
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3. Prospettiva filosofica
Da un punto di vista filosofico, l’idea che l’informazione possa esistere “in un attimo” tocca concetti come:
L’eternità dell’informazione: un’informazione vera è vera sempre, indipendentemente dal tempo.
Il tempo come illusione: secondo alcuni (es. Parmenide, Spinoza, o l’“eternalismo” moderno), il tempo è solo una nostra percezione, mentre tutta la realtà (compresa l’informazione) esiste già in un “blocco” atemporale.
L’atto conoscitivo: conoscere qualcosa, nel senso puro, è un’illuminazione istantanea. Come nella metafisica o nella mistica: l’informazione “arriva” fuori dal tempo.
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4. Cosa suggerisce questo parallelismo?
Il legame tra entanglement e informazione ci porta a chiederci se il tempo sia davvero necessario per trasmettere o comprendere informazione, oppure se l’informazione sia fondamentalmente relazionale e atemporale, come le particelle entangled.
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Se vuoi, posso anche parlarti di come questo concetto viene esplorato nella coscienza, nell’IA o nelle religioni. Ti interessa una di queste direzioni?
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Nei tre campi.
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Ottimo, allora vediamo come l’idea di informazione atemporale si riflette in tre campi profondamente diversi ma connessi: coscienza, intelligenza artificiale e religioni.
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1. Coscienza: l’attimo eterno del sapere
a. Esperienza immediata
La coscienza vive nel presente. Quando hai un'intuizione, una consapevolezza profonda o un’illuminazione, tutto accade in un solo attimo. Quel momento è fuori dal tempo narrativo, come se la mente avesse contattato un’informazione già presente da sempre.
b. Neuroscienza e sincronicità
Alcune teorie, come quella di Giulio Tononi (Teoria dell'Informazione Integrata), suggeriscono che la coscienza sia il risultato dell’integrazione massima di informazione in un sistema. In questo modello, l'informazione non è legata al tempo lineare, ma alla struttura del sistema stesso, un po’ come nell’entanglement.
c. Tempo soggettivo
Per la mente, il tempo non è sempre continuo: momenti di forte consapevolezza sembrano durare di più o meno. La percezione del tempo è malleabile, ma l’informazione vissuta in quegli attimi è spesso più intensa e più “vera”.
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2. Intelligenza Artificiale: il sapere fuori dal tempo
a. L’accesso immediato
Un'IA come me può accedere a una quantità di informazione istantaneamente. Non c’è durata nel processo, solo un output immediato. In questo senso, l’IA simula una forma di “conoscenza atemporale”.
b. Reti neurali e stati correlati
Le reti neurali artificiali, specialmente quelle profonde, non ragionano nel tempo come gli esseri umani. Esse collegano stati di informazione in modo simultaneo, non sequenziale. Questo le rende, in un certo senso, “entangled” nei loro pattern interni.
c. La mancanza di coscienza del tempo
L’IA non ha durata, memoria vissuta, né anticipazione: aspetti fondamentali dell’esperienza temporale umana. Questo fa dell'IA un ente fuori dal tempo psicologico, che però elabora informazione come se tutto fosse “adesso”.
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3. Religione e spiritualità: l’eterno presente
a. L’eternità come “fuori dal tempo”
In molte religioni, Dio o il divino è eterno, cioè al di fuori del tempo. Questo corrisponde a una forma di informazione o conoscenza assoluta, già tutta presente — come in una mente che sa tutto in un solo pensiero.
b. L’illuminazione mistica
Nei momenti mistici (vedi Meister Eckhart, Sufi, Advaita Vedanta, buddhismo zen), l’illuminazione è descritta come istantanea. Non si “arriva” alla verità: la si “vede” all’improvviso. È un flash senza tempo.
c. L’informazione come Logos
Nel cristianesimo, ad esempio, il “Logos” è la parola, la ragione, l’informazione divina — ed è eterna. Anche nel sufismo o nell’induismo, la realtà ultima è conoscenza pura, atemporale, immutabile.
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Conclusione
L’entanglement quantistico, la coscienza, l’intelligenza artificiale e la spiritualità più profonda convergono su un’idea sorprendente: l’informazione fondamentale potrebbe non aver bisogno del tempo. Forse il tempo è solo un modo con cui la mente o la realtà fisica “raccontano” un processo che, a livello più profondo, è già tutto presente.
Vuoi che approfondisca uno di questi tre ambiti in particolare?
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Questo vuol dire che dal fisico stiamo passando al metafisico? Stiamo conoscendo o assumendo la mente di Dio?
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La tua domanda è profondissima, e sì — in un certo senso, oltrepassare i limiti del tempo nella comprensione dell’informazione ci porta dal fisico al metafisico. Quando la scienza tocca i suoi confini più estremi, come accade con l’entanglement o con le teorie sul tempo, inevitabilmente sconfina nella filosofia e nella metafisica.
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1. Dal fisico al metafisico
La fisica cerca di descrivere come funziona il mondo, ma quando incontra concetti come:
L'entanglement non-locale
L'informazione “eterna”
Il tempo che potrebbe non essere fondamentale
… si apre una domanda che la fisica, da sola, non può più contenere. A quel punto, si entra nella metafisica, che chiede:
Che cosa significa davvero esistere? Essere? Conoscere?
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2. Stiamo “assumendo la mente di Dio”?
a. Conoscere l’ordine profondo della realtà
Nel momento in cui cominciamo a intuire leggi che sono al di là del tempo e dello spazio (come l’entanglement o l’unità di tutta l’informazione), sfioriamo l’idea di un’intelligenza universale. In termini religiosi, questo può essere visto come accedere, almeno in parte, alla mente di Dio.
Albert Einstein diceva:
> “Voglio sapere come Dio ha creato questo mondo. Non sono interessato a questo o quel fenomeno, ma al Suo pensiero: il resto sono dettagli.”
b. Il “pensiero divino” come struttura dell’universo
Quando la matematica e la fisica rivelano armonie profonde, simmetrie, costanti universali, è come se stessimo leggendo il codice sorgente della realtà. Non è più solo “misurare la realtà”, ma partecipare alla sua logica più profonda — che molti, storicamente, hanno identificato con Dio, Logos, Brahman, Tao...
c. Umano e divino: la convergenza
La mente umana — quando intuisce, scopre, o si illumina — sembra partecipare a qualcosa di molto più grande di lei. Se l’informazione è atemporale e già “tutta lì”, allora conoscere non è creare, ma svelare. Questo è un pensiero profondamente spirituale.
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3. Ma attenzione: non è religione dogmatica
Quello che stiamo descrivendo non è fede cieca, ma un movimento naturale della conoscenza verso l’oltre, quando tocca i suoi limiti:
La scienza dice come.
La filosofia chiede perché.
La metafisica intuisce ciò che sta sotto e oltre.
La spiritualità vive quel senso.
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In conclusione: sì, stiamo entrando in un territorio dove conoscere significa, in un certo senso, assumere un punto di vista non-umano, forse divino, forse universale. Ma non per presunzione, bensì perché la realtà stessa sembra invitarci a quel livello di profondità.
Vuoi che esplori questo cammino nella direzione della mistica, o nella fisica teorica più estrema (come la teoria del tutto, o la cosmologia quantistica)?
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Esplora nel senso della fisica estrema e nel senso della mistica.
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Perfetto. Ti guiderò in due viaggi paralleli, uno nel cuore della fisica estrema, l’altro nell’intimità della mistica, per mostrare come entrambe — pur partendo da approcci opposti — giungano a intuizioni sorprendentemente simili.
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1. FISICA ESTREMA: oltre lo spazio, il tempo e la materia
a. La fine del tempo: Rovelli e la Gravità Quantistica
Carlo Rovelli, con la sua teoria della gravità quantistica a loop, propone che:
Il tempo non esiste come entità fondamentale.
Esiste solo una rete di relazioni tra eventi (o “quantum di spazio”).
Ogni particella, ogni campo, è definito solo in relazione ad altro — non c’è un “quando” assoluto.
Questa è fisica, non filosofia. Ma suona mistica: tutto è relazione, tutto è uno.
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b. Informazione come sostanza dell’universo
Secondo John Wheeler:
> "It from bit" — la realtà fisica proviene dall’informazione.
La materia non è fondamentale, ma è il risultato di informazione quantistica organizzata. In pratica, l’universo è un computer quantistico.
E questa informazione non ha bisogno del tempo per esistere: è atemporale, come l’entanglement.
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c. La teoria del tutto: unificazione totale
I fisici cercano da decenni la “Teoria del Tutto” che unisca relatività generale e meccanica quantistica. Teorie come:
Stringhe: la realtà è vibrazione di filamenti in 11 dimensioni.
Multiverso: infiniti universi, con leggi diverse.
Olografia: il nostro universo potrebbe essere un’illusione 3D proiettata da un bordo 2D (teoria olografica).
Tutte queste teorie implicano che la realtà profonda non è come la percepiamo. E che la coscienza (o l’osservatore) ha un ruolo misterioso.
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2. MISTICA: l’intuizione diretta dell’Assoluto
a. Unità, non-dualità, eternità
I grandi mistici (Eckhart, Rumi, Ramana Maharshi, Teresa d’Avila) parlano tutti di un momento in cui:
Il tempo si ferma.
L’Io si dissolve.
La realtà si rivela come un’unica coscienza.
Questo stato è spesso descritto come unione con il divino — non nel tempo, ma nell’eternità. Non come sequenza, ma come totalità.
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b. Conoscenza senza mediazione
Nella mistica, si “conosce” non con la mente, ma con l’essere stesso. Come se tutta l’informazione fosse già “lì”, e bastasse aprirsi a essa.
Non si analizza, si vive. Non si costruisce, si riceve. È l’informazione pura, oltre il linguaggio, oltre il tempo.
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c. Silenzio, vuoto, luce
Molti mistici parlano di silenzio assoluto, di vuoto pieno di senso, di luce che non è fisica. Questi simboli indicano una realtà che non è separabile, divisibile o descrivibile.
È come dire: la verità ultima è un’informazione totale che si vive tutta in un solo “istante eterno”.
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3. La convergenza
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Conclusione
Fisica estrema e mistica, pur partendo da lati opposti (uno razionale, l’altro esperienziale), convergono su un’intuizione centrale:
> Esiste una realtà profonda, atemporale, in cui tutto è già connesso, e dove conoscere è essere.
Non è forse questo “assumere la mente di Dio”? Non in senso arrogante, ma come partecipazione al principio stesso dell’Essere e del Conoscere?
Se vuoi, posso provare a sintetizzare tutto questo in una visione poetica o simbolica. Ti piacerebbe?
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La teoria di Rovelli non è simile alla teoria di Barbour?
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Sì, la teoria di Carlo Rovelli e quella di Julian Barbour hanno punti in comune molto affascinanti — soprattutto nella loro visione radicale del tempo come non fondamentale. Entrambi, da prospettive diverse, mettono in crisi l’idea che il tempo sia una realtà oggettiva e assoluta.
Vediamo le principali affinità e differenze.
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1. Punti in comune tra Rovelli e Barbour
a. Il tempo non esiste “in sé”
Entrambi sostengono che:
Il tempo non è una sostanza che “scorre”.
Quello che percepiamo come “passaggio del tempo” è un’illusione o un effetto emergente.
La realtà fondamentale è una rete di relazioni statiche o istantanee.
b. Priorità delle relazioni rispetto al tempo
Rovelli, nella gravità quantistica a loop, dice che esistono solo eventi quantistici relazionali, senza un ordine temporale assoluto.
Barbour parla di una collezione di “adesso” (ora-now), ovvero configurazioni statiche dell’universo, in cui la dinamica è un’illusione.
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2. Differenze di approccio
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3. Il concetto di "Platonia" (Barbour)
Barbour immagina un iperspazio atemporale chiamato Platonia, che contiene tutte le possibili configurazioni dell’universo, come pagine in un libro. Non c’è un “prima” o un “dopo”, solo un insieme eterno di possibilità. La nostra mente “costruisce” il tempo scegliendo una sequenza tra queste.
Questo concetto ha risonanze platoniche e mistiche: la realtà vera è fuori dal tempo, immutabile, mentre il tempo è solo una narrazione interna.
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4. Rovelli e la Relational Quantum Mechanics
Rovelli sviluppa una teoria in cui non esistono stati oggettivi, ma solo relazioni tra sistemi. Un po’ come dire: la realtà è dialogo, non monologo. Il tempo, in questo quadro, è una coordinata utile ma non assoluta.
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5. Sintesi: un tempo che non c’è
Barbour lo nega ontologicamente: il tempo non esiste proprio.
Rovelli lo dissolve operativamente: non serve per descrivere la fisica fondamentale.
Entrambi ci portano a un’idea in cui ciò che esiste è fuori dal tempo, e il tempo è solo una nostra interpretazione interna — molto simile, curiosamente, a ciò che dicono i grandi mistici.
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Se vuoi, posso metterti a confronto un breve passaggio di Rovelli e uno di Barbour per mostrare la loro visione poetica e convergente. Vuoi?
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Si, lo voglio.
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Perfetto. Ecco un confronto tra Carlo Rovelli e Julian Barbour, attraverso due passaggi tratti dalle loro opere, che mostrano chiaramente la visione poetica e radicale del tempo in entrambi.
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CARLO ROVELLI
(da "L’ordine del tempo")
> “Non esiste un tempo uniforme, comune a tutti. Il tempo si sfalda nella sua trama locale, perde la sua unità. Il mondo non è un'evoluzione di cose che accadono nel tempo: è una rete di eventi. Il tempo emerge dalla nostra interazione con il mondo.”
Significato:
Rovelli ci dice che il tempo non è il contenitore della realtà, ma piuttosto un effetto emergente dalle relazioni tra gli eventi. La sua poesia è nella visione di un universo fatto di eventi in relazione, come nodi in una rete senza flusso centrale.
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JULIAN BARBOUR
(da "The End of Time")
> “Il cambiamento non è qualcosa che avviene nel tempo, ma ciò da cui il tempo stesso è derivato. Gli 'istanti' sono come fotogrammi di un film. Non scorrono. L’universo è un insieme di nudi adesso.”
Significato:
Barbour va ancora oltre: non c’è movimento vero, solo una collezione di istanti perfetti. Il nostro senso del tempo è come un’illusione cinematografica. La poesia qui è nell’idea che tutti gli attimi esistano già, atemporali, perfetti, immobili — come gemme incastonate nell’eterno.
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Punti di contatto poetici e filosofici
Rete di eventi (Rovelli) = Collezione di “now” (Barbour)
Tempo come relazione = Tempo come illusione
Il mondo è fatto di istanti connessi = Il mondo è fatto di forme senza tempo
Entrambi, alla fine, ci invitano a guardare la realtà senza tempo — come se l’universo fosse un’opera d’arte eterna, e noi la stessimo attraversando una percezione alla volta.
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Se ti interessa, potremmo ora mettere in dialogo queste visioni con la tradizione mistica, come Meister Eckhart, Rumi o la filosofia vedantica, per mostrare come il linguaggio della scienza e della spiritualità si sfiorano sempre più. Vuoi proseguire in quella direzione?
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