mercoledì 30 agosto 2023

Meditare oltre l'umano

 

Poiché il pensiero occidentale ha abbandonato la metafisica (il tentativo di “pensare ciò che non è umano”) e si è rivolto solo al pensiero logico, scientifico, religioso o sociale, l’unica metafisica ancora valida è quella orientale. Nella nostra incommensurabile presunzione, crediamo che l’umanità e il suo pensiero cosciente sia il vertice dell’evoluzione. E così ci sfugge il semplice fatto che l’umanità e il mondo stesso sono “realtà” del tutto fugaci, provvisorie, che possono apparire o scomparire senza turbare minimamente l’essenza dell’essere stesso.

Come è palese nel mito ebraico, cristiano o musulmano, dell’uomo abbiamo fatto un Dio. Ma l’uomo resta uno sputo che non sa né da dove viene né dove va. Un po’ poco per il re del creato.

Per capire queste cose, la realtà, bisogna adottare un atteggiamento metafisico che è dato dal raccoglimento e dalla meditazione, tenendo presente che l’inesprimibile è infinitamente più grande dell’esprimibile razionale. Non bisogna cioè cercare di capire (da cappio, restringere), ma di allargare la mente.

La conoscenza metafisica si pone su un piano oltre-umano, lo stesso dell’essere inconcepibile, che non può essere tradotto nei nostri miseri concetti sempre duali.

Il problema fondamentale è quello dell’individualità, dell’essersi cioè ridotti ad un io cosciente separato da tutto, allontanato dall’assoluto.

Solo al momento della morte, ci accorgiamo che questo io svanisce, come un sogno o un’illusione.

Non possiamo esprimere la verità-realtà. Perché la verità  oltre i concetti. Provate ad ascoltare una musica sublime e vi accorgerete che nessun concetto può esprimerla. Il senso è ben al di là della nostra piccola razionalità. E ci dà un senso-significato delle cose che è già “aldilà”.

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