Quando esaminiamo la vita degli
animali, ci accorgiamo che il loro scopo è uno solo: riprodursi. Accoppiarsi e
riprodursi. Questo è il fine della natura che, attraverso gli istinti, vuole mantenere
se stessa.
Non è un fine dichiarato, ma un
fine implicito. A questo tende la natura che si serve degli individui per moltiplicare
se stessa.
Gli animali sono strumenti di
questa volontà, cui non possono sottrarsi. Per accoppiarsi e riprodursi, compiono
qualunque sforzo, finendo spesso per morire. Si sacrificano o, per meglio dire,
vengono sacrificati. Rispondono a un disegno che non è intelligente, ma molto
chiaro. Perché, dopo aver generato figli, possono e devono morire: non servono
più.
Anche gli uomini lo fanno e
pensano continuamente a come accoppiarsi. Ma, a differenza degli altri animali,
ne sono consapevoli. E qui si apre un conflitto con la natura o, se preferiamo,
con la specie – e con Dio, se ci credete e se pensate che la volontà della natura
sia la volontà di Dio.
Dunque, l’uomo si rende conto a
un certo punto che mettere al mondo tanti figli (così come si faceva una volta
e come si continua a fare nei paesi sottosviluppati) non è nel suo interesse,
perché è un sacrificio. Fra parentesi, non è neanche nell’interesse della natura
perché la Terra sarebbe sovrappopolata e non potrebbe contenere tutti – cosa che
le religioni, che invitano alla riproduzione incontrollata non vogliono capire.
Eppure, la drammatica crisi climatica, dovuta alla sovrappopolazione, è sotto
gli occhi di tutti.
Dunque, non “crescete e
moltiplicatevi” senza controllo, ma crescete con intelligenza, moderazione e
consapevolezza del problema.
La natura o Dio vogliono
qualcosa che non è nel nostro interesse.
Diffidate di tutti, anche di
Dio, che non fa i nostri interessi, ma i suoi.
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