Secondo la fisica cosmologica,
non possiamo sapere ciò che c’era all’origine del cosmo, perché qualsiasi cosa
fosse è sparito inondando lo spazio di materia e radiazioni. Il che mi ricorda
il concetto dello tzimtzum della
mistica ebraica, secondo cui l’En Sof, l’Infinito, si sarebbe contratto o
ritirato per lasciar spazio all’universo.
In un certo senso, potremmo dire
che “Dio è morto” per permettere al cosmo di venire alla luce. Si è come
dissolto perché con la sua luce troppo forte non avrebbero potuto apparire le
ombre della creazione.
Questa ritrazione è una forma di
autodistruzione, per cui Dio si ritira in se stesso per far accadere o emanare
il diverso da Sé, la materia e le radiazioni.
Il mondo esiste perché Dio è
assente. Simone Weil scrive per esempio che “la creazione stessa è contraddizione. È contraddittorio
che Dio, che è infinito, che è tutto, a cui non manca nulla, faccia qualcosa
che è fuori di Lui, che non è Lui, pur procedendo da Lui". Potremmo dunque
concludere che Dio è assenza e silenzio, non presenza e parole come vorrebbe la
volgarità, la superficialità, il materialismo e l’ignoranza delle religioni che
vanno per la maggiore.
Non
cercate dunque Dio: non lo troverete mai perché si è dissolto, come il sale
nell’acqua. Fra parentesi, il mito della morte di Gesù, in quanto figlio di
Dio, andrebbe presa alla lettera. È proprio morto. Altrimenti, sarebbe una
sceneggiata.
Ciò
che noi identifichiamo con il Big Bang, la grande esplosione iniziale che ha
dato vita a tutto, è stata proprio l’esplosione di Dio, che si è suicidato per
dare l’avvio all’universo.
Questo
sacrificio si ripete adesso in ogni vita che deve dissolversi per lasciare il
posto agli altri.
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