Cercate Dio? Cercate l’anima?... E chi non li vorrebbe
trovare o almeno aver la prova che non esistono?
E questa è una situazione
assurda. Dio dovrebbe essere colui che ci ha creati. Noi però vediamo tante cose,
uno smisurato universo, ma non l’autore di tutto. Dov’è finito? Eppure ci
vorrebbe poco per farsi vedere: una gran luce, un grande rombo, un vecchio con
la barba, una figura vestita di bianco, un senso di amore infinito… Ma niente
di tutto questo ci appare. Il che è veramente strano: vediamo l’opera, ma non
l’autore.
È come se Dio si fosse ritirato,
dissolto o nascosto. Ma perché? Per lasciarci liberi di credergli o non credergli,
come affermano certi teologi? Ma perché sottoporci a questa incertezza? Immaginate un padre terreno che facesse la stessa cosa. Direste che è un
deficiente, un pazzo.
Per l’anima, poi, la situazione
è ancora più paradossale. Dovrebbe essere il nostro nucleo più profondo e più
vero, dovrebbe esserci vicinissimo, dovrebbe essere la nostra quintessenza… ma
non si vede e non si trova. Come mai?
Allora mi è venuto in mente che
forse Dio non vuole o non essere riconosciuto e che anche l’anima non vuole o non può essere
riconosciuta. E che questo non-riconoscimento fa parte di una condizione
particolare.
Ciò che ci ha creato ha messo le
palpebre agli occhi. Perché? Perché non possiamo vedere la luce senza l’oscurità.
Non possiamo avere una diastole senza una sistole, non possiamo avere lo stato
di veglia senza il sonno, non possiamo vivere senza morire, non possiamo
conoscere senza non-conoscere. E che cos’è il non-conoscere se non il Vuoto e
il Nulla?
Non può essere conosciuto ciò
che è Vuoto o Nulla, ma resta fondamentale per ogni cosa, per il Tutto.
Voi siete proprio ciò che non conoscete. E ciò che conoscete è falso o insufficiente.
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