“Penso, dunque sono” diceva
Cartesio. Ma che cosa sono, dato che, per pensare, devo produrre un concetto o
evidenziare una sensazione, una consapevolezza? Sono appunto un concetto, una
sensazione, un atto di consapevolezza. Comunque, un prodotto della mente, non
quello che sono veramente. Qualcosa di interpretato, di specchiato, di
manipolato, un’immagine, un’apparenza, un oggetto. Ma chissà quale sia il
soggetto?
Per sapere chi sono veramente,
dovrei esserlo, non pensarlo. Dovrei far tacere la mente e apprendermi direttamente,
senza mediazioni.
E come si fa a far tacere la
mente? La mente tace solo quando è morta, ossia quando è morto il cervello. Dovrò
dunque aspettare la morte per saperlo, per esserlo. Ma a quel punto il corpo
non ci sarà più.
I fenomeni, così come vengono
esperiti, sono condizionati dalle nostre modalità di percezione e di concetto.
Ma di per sé non esistono o chissà cosa sono. Per esempio, il rosso di una rosa
non è una proprietà della rosa, ma una proprietà che aggiungiamo noi con gli
occhi e la mente. Anche il nostro io non esiste di per sé, ma è un nostro concetto.
Ma chissà come sono io, se pur sono.
Tutte queste sensazioni o
concetti sono vuoti di un’esistenza inerente, oggettiva, proprio come sogni.
Esistono in quanto illusioni, ma niente di più.
In realtà, noi non siamo dentro
questi sogni, ma dovremmo essere i sognatori. E, se siamo i sognatori, dovremmo
a un certo punto svegliarci.
Perciò, durante la giornata,
rendiamoci conto di star sognando. Dovremmo saper dissolvere la dicotomia soggetto-oggetto.
E, se non sappiamo farlo ora,
dovremo farlo quando moriremo. Ma che cosa rimarrà?
Quando saranno venuti meno la
parola, la memoria, la coscienza, il cervello, il corpo, la storia personale, l’io
e la psiche stessa… non ci dissolveremo nel nulla?
No, perché rimarrà quella
consapevolezza primaria che è pur sempre presente e che, in teoria, è
accessibile fin da adesso… se sappiamo rimanere in silenzio.
Ciò che apparirà allora sarà la
chiara luce della morte, almeno secondo gli insegnamenti tibetani.
Nessun commento:
Posta un commento