Ho
letto che una TikToker, Kass Theaz, ha citato in tribunale i genitori perché
l’hanno fatta nascere senza il suo consenso, senza averla prima interpellata in
qualche modo, magari attraverso una medium! La notizia è scherzosa, ma si
presta a riflessioni profonde. Ciò che ha fatto Kass Theaz dovremmo farlo
tutti. Quando i miei genitori mi rimproveravano per qualcosa, io rispondevo:
"Colpa vostra, che mi avete fatto nascere! Io non ve l’ho mai chiesto!”
Ed è
proprio così. Nessuno ci ha mai interpellato. Ci hanno fatto venire al mondo
senza chiederci nulla. Io, per esempio, avrei risposto di no. Consapevole che
vivere è soffrire, avrei detto: “Grazie, ma preferisco di no.”
Sono i
nostri genitori che ci fanno nascere, per il loro piacere, non per il nostro. Siccome
fare figli è un godimento, i due si sono congiunti e, chissà quanto
consapevolmente, ci hanno concepiti.
Per la
loro libidine, ci hanno messi al mondo. Dovremmo essere loro grati? Nient’affatto!
Hanno commesso un misfatto.
Io, per
esempio, sapendo quanto l’esistenza sia dolorosa, sono stato ben attento a non
mettere al mondo figli. Credo di essere un benemerito.
Poiché,
per concepire un figlio bisogna essere in due, la vita che nascerà sarà sempre
duale, tormentata dal desiderio e dalla divisione, esteriore ed interiore. Ed
ecco il mondo, sempre spaccato in due, sempre in contrasto, sempre in guerra,
sempre violento.
Nascere
è una violenza e morire è un’altra violenza… più tutto il resto. Sempre alla
ricerca della felicità perché siamo infelici. È una malattia, una condanna.
Sì, la
vita è una condanna a morte!
Per
fortuna, noi possiamo essere consapevoli di tutto questo, perché siamo dotati
di coscienza (non in tutti allo stesso livello). Ma anche la coscienza è
tormentata dal dualismo. Per essere coscienti, per conoscere, ci deve essere
una certa distanza fra conoscente e conosciuto. E questa è una malattia mortale,
l’origine di ogni sofferenza.
Comunque,
possiamo liberarci da questo stato di schiavitù, prima essendone coscienti e secondo
aspettando che la morte ci riporti al nostro stato originario, quello pre-vita,
beatamente oltre la piccola coscienza e inconsapevole di piacere e dolore.
Come
quando siamo immersi in un sonno profondo.
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