Una massima dei Padri del
cristianesimo orientale afferma che “Dio si è fatto uomo perché l’uomo si
facesse Dio”. E questo ce la dice lunga sulle ambizioni dell’uomo, che si
ritiene prima di tutto di essere di poco inferiore a Dio e poi meritevole di
un’attenzione salvatrice (o danzatrice!) di questo stesso Dio, che è
considerato un Essere onnipotente e onnipresente.
Queste ambizioni mi sembrano un
po’ esagerate, tenuto conto che l’uomo è una scimmia un poco più evoluta.
Volete che, sopra di lui nella scala gerarchica, ci sia già Dio? È più
probabile che la scala gerarchica sia molto più lunga e che i gradini siano
tanti.
Tenete presente che l’uomo non è
in grado di concepire niente oltre la sua dimensione dualistica, e quindi è
molto indietro. Vedrei più logica una progressione più lunga.
Ma noi siamo dei poveracci che,
quando si trovano in guai seri, non sanno più a chi rivolgersi per aiuto. E allora
pregano Dio. Ma vi sembra che Dio accorra sollecito? Sarebbe bello. Ma nessuno
accorre ad aiutarci.
Dunque, vedrei meglio un appello
rivolto a “tutte le forze dell’universo” sperando che le forze che ci hanno
generato, qualunque esse siano, possano anche aiutarci nei momenti più
difficili. Ma dubito che l’universo si curi dei singoli individui al punto di
cambiare ciò che di male ha già fatto. Sarebbe troppo comodo, e allora ecco
intervenire, nel cristianesimo e altrove, l’idea che la sofferenza sia utile –
un’idea che rivela l’impossibilità di interventi esterni.
Restano quindi gli interventi
interni, che per ora consistono nel rafforzarsi caratterialmente e
spiritualmente, ma che cambiano, più che i fatti, la nostra reazione ai fatti.
Come dire: se ti muore una persona cara, non puoi certo riportarla in vita, ma
puoi aumentare la tua resilienza al dolore. Tutto lì.
Esiste un’altra via, quella del
vuoto. Come dice il noto fisico Guido Tonelli, “tutto, ma proprio tutto, non è
altro che una forma di vuoto”. Naturalmente si parla di vuoto quantistico,
gremito di particelle virtuali “che ininterrottamente si generano e si
annichilano in un grande gioco a somma zero”. Da una di queste fluttuazioni
sarebbe nato l’ universo.
Così, nella fisica più avanzata,
la materia sembra dissolversi e si apre la possibilità, per ora solo teorica,
di intervenire noi stessi.
Per esempio, certe forme di
meditazione ricorrono proprio al tentativo di svuotarsi per agire su cose che
non sono che pacchetti di vuoto. Possiamo ritornare al vuoto per cambiare
quelle configurazioni di vuoto?
Se l’universo non è che un
sogno, possiamo entrare nei sogni per indirizzarli diversamente? Sì, qualche
volta capita.
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