Non tutti pensano al paradiso e all' inferno - un portato di una visione antropomorfa.
Alcuni pensano che non debba sopravvivere un' anima, massima espressione dell' individualismo. E che sia meglio sciogliersi nella natura da cui proveniamo.
Anch'io penso che la vita sia il passaggio da un campo di infinite possibilità ad un campo di attuazione o di "collasso" (espressione azzeccatissima presa dalla fisica) . Nascere è collassare, è naufragare. La nascita è un disastro, un collasso, un rimpicciolimento, un involgarimento, una materializzazione/ comunque temporanea. E spero che la morte sia ritornare al campo delle infinite possibilità ed essere tutto... anziché uno.
Nel 1932, una poetessa, Mary Elisabeth Frey, scrisse questi versi:
"Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve, splendente.
Io sono la luce del Sole sul grano dorato.
Io sono la luce gentile attesa in autunno.
Quando ti risvegli la mattina tranquilla, sono il canto degli uccelli.
Io sono anche le stelle che brillano, mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Io non sono morto."
Credo che l' idea di sciogliersi nel tutto sia la vera risposta non egocentrica. E che l' idea dell' anima sia il trionfo della volontà egoistica dell' uomo, la sua speranza ma la sua illusione .
Per questo apprezzo una concezione come quella buddhista dove si aspira a liberarsi dalle strettoie dell' ego, anziché insistere nella separazione eterna del Sé.
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