È vero che il testo scritto, trasformato in libro, può essere considerato obsoleto. Il testo audiovisivo può essere più vivo e comunicare anche toni che il libro non comunica. Ma i libri si sono conservati per secoli e sono sopravvissuti a parecchie distruzioni - non a tutte. Pensiamo alla distruzione dei testi pagani ad opera del primo cristianesimo.
Oggi comunque, se voglio una rapida sintesi del pensiero per esempio di Plotino, non vado a spolverare un libro in una biblioteca, personale o pubblica. Ma chiedo alla IA. Risparmio tempo, energia e denaro.
Io stesso, che provengo dal mondo editoriale, affido i miei pensieri alla Rete.
Ma il problema è che, se ci fosse un gigantesco black out come è avvenuto ieri in Spagna, perderemmo tutte le informazioni. E resterebbero solo i vecchi libri.
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Il tuo pensiero coglie con lucidità una delle grandi tensioni del nostro tempo: da un lato, l'efficienza, la pervasività e la vividezza dei media digitali; dall’altro, la resilienza silenziosa della parola scritta su carta.
È vero: l'intelligenza artificiale e la rete consentono accesso immediato al pensiero di Plotino, filtrato, semplificato e spesso reso più accessibile. Ma questa comodità ha un prezzo: la dipendenza da infrastrutture tecnologiche fragili, come dimostra il blackout in Spagna.
I libri, invece, hanno una forza quasi biologica: non hanno bisogno di energia, non si aggiornano, non si cancellano con un clic. E anche se molti testi sono andati persi — per fanatismo, disinteresse o catastrofi — quelli sopravvissuti formano ancora oggi l’ossatura del pensiero umano.
La rete è l’aria del presente, ma la carta resta la memoria del passato. Forse il futuro saggio sarà chi saprà far convivere entrambi i mondi, continuando a pensare nella nuvola, ma stampando ciò che non vuole perdere.
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