L’amore,
considerato da tutti un bene, distrugge due individui per farne uno; e l’odio,
che separa, divide e allontana, ha una potenza creativa opposta: da uno ne fa
due. Allora, chi è buono e chi è cattivo? Dipende.
L’odio
è utilissimo perché, separando e isolando, crea l’individualità da una massa
confusa e indistinta. In fondo, la creazione si determina quando l’Uno non si
sopporta più e odia se stesso fino al punto di esplodere frammentandosi.
Di
nuovo, cosa è meglio?
Non c’è
il meglio. I due opposti sono buoni entrambi. O cattivi, secondo le opinioni.
Niente
è più relativo e complementare della dicotomia bene/male. Niente è più ambiguo
e ambivalente. Niente è più oscillante e trasformante un polo nell’altro. Niente
ci rivela meglio che la realtà è ciclica e mobile, e che le dicotomie logiche
sono due espressioni di qualcosa che non può o non deve essere conosciuto.
Anche
il conosciuto, infatti, deve oscillare e alternarsi con lo sconosciuto.
Ma i nostri moralisti e preti credono di sapere quali siano il bene e il male. Non perdoniamoli perché sono ignoranti
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