Ma come si sono accalorati i nostri governanti per difendere la polizia che
ha picchiato i giovani studenti che manifestavano a Pisa. Salvini ha detto: “Giù
le mani dalla polizia!” Perfino Tajani, di solito così misurato, si è messo a
strillare dicendo che non si può far del male ai poliziotti.
D’accordo, ma a me pareva che siano stati i poliziotti a manganellare gli
studenti, e non viceversa. Tant’è vero che adesso si è aperta un’inchiesta su una
quindicina di poliziotti e su chi abbia dato l’ordine di caricare dei ragazzini
di 15 anni.
Il questore Salvo ha parlato giustamente di “problemi di gestione della
piazza”.
Naturalmente non se ne farà nulla, perché la polizia non si tocca, anche
quando sbaglia.
Però la nostra polizia non è nuova a un uso sproporzionato della forza. Ci
ricordiamo tutti gli incidenti di Genova nel 2001. Un macello.
Chi ha la forza tende a usarla per ristabilire l’ordine.
Tutti i regimi di destra diventano prima o poi stati di polizia. Perché la
destra non sopporta il dissenso e ha l’irresistibile desiderio di reprimere chi
la pensa diversamente.
Siamo su questo piano?
Certo le elogi sperticati di Salvini a Putin, tutti documentati da video, e
l’ammirazione della Meloni per i regimi di Ungheria e Polonia ci devono mettere
sull’avviso.
E, a proposito di regime, ho visto in Rai un’intervista di Giorgino a
Veneziani, forse l’unico intellettuale di destra presentabile, e subito dopo al
solito ministro della “cultura” San Giuliano, che ha parlato dei valori dei
conservatori e della modesta mostra di Tolkien.
In televisione, ormai, parlano solo uomini che piacciono alla Meloni e ai
suoi “fratelli”. E, se questo non è un regime, siamo sulla strada buona.
Attenti!
Dice il costituzionalista Gaetano Azzariti:
“Quello
che colpisce a Pisa, le immagini sono francamente impressionanti, è che la
violenza è esercitata su dei sedicenni che chiaramente non hanno nessuna
intenzione sovversiva nei confronti della stabilità dello Stato. Questo rende
quella carica del tutto ingiustificata. Ricordo che anche se non vi è stato
“preavviso”, le manifestazioni in piazza non richiedono di essere “autorizzate”
ed eventuali limitazioni o divieti possono essere giustificati solo per
“comprovati motivi di sicurezza o pubblica incolumità”. Presupposti
evidentemente assenti nel caso dei ragazzini pisani, ma anche in altri avvenuti
di recente. Qui si utilizzano strumentalmente le ragioni di ordine pubblico e
sicurezza per contrastare il diritto di manifestare pubblicamente le proprie
opinioni. In fondo è così da sempre: l’ordine pubblico rappresenta storicamente
una cartina di tornasole che segnala lo stato dei rapporti tra autorità e
libertà. In un ordinamento democratico l’ordine pubblico deve essere concepito
soltanto come uno strumento di difesa contro la violenza. Mentre negli
ordinamenti autoritari si registra sempre un uso “ideologico” della nozione di
ordine pubblico. Tanto più si allarga la nozione (e dunque l’uso a fini
repressivi) di ordine pubblico, tanto più questo va a scapito dei diritti.”
Nessun commento:
Posta un commento