martedì 27 febbraio 2024

Stati di polizia

 

Ma come si sono accalorati i nostri governanti per difendere la polizia che ha picchiato i giovani studenti che manifestavano a Pisa. Salvini ha detto: “Giù le mani dalla polizia!” Perfino Tajani, di solito così misurato, si è messo a strillare dicendo che non si può far del male ai poliziotti.

D’accordo, ma a me pareva che siano stati i poliziotti a manganellare gli studenti, e non viceversa. Tant’è vero che adesso si è aperta un’inchiesta su una quindicina di poliziotti e su chi abbia dato l’ordine di caricare dei ragazzini di 15 anni.

Il questore Salvo ha parlato giustamente di “problemi di gestione della piazza”.

 

Naturalmente non se ne farà nulla, perché la polizia non si tocca, anche quando sbaglia.

Però la nostra polizia non è nuova a un uso sproporzionato della forza. Ci ricordiamo tutti gli incidenti di Genova nel 2001. Un macello.

Chi ha la forza tende a usarla per ristabilire l’ordine.

Tutti i regimi di destra diventano prima o poi stati di polizia. Perché la destra non sopporta il dissenso e ha l’irresistibile desiderio di reprimere chi la pensa diversamente.

Siamo su questo piano?

Certo le elogi sperticati di Salvini a Putin, tutti documentati da video, e l’ammirazione della Meloni per i regimi di Ungheria e Polonia ci devono mettere sull’avviso.

E, a proposito di regime, ho visto in Rai un’intervista di Giorgino a Veneziani, forse l’unico intellettuale di destra presentabile, e subito dopo al solito ministro della “cultura” San Giuliano, che ha parlato dei valori dei conservatori e della modesta mostra di Tolkien.

In televisione, ormai, parlano solo uomini che piacciono alla Meloni e ai suoi “fratelli”. E, se questo non è un regime, siamo sulla strada buona.

Attenti!

Dice il costituzionalista Gaetano Azzariti: “Quello che colpisce a Pisa, le immagini sono francamente impressionanti, è che la violenza è esercitata su dei sedicenni che chiaramente non hanno nessuna intenzione sovversiva nei confronti della stabilità dello Stato. Questo rende quella carica del tutto ingiustificata. Ricordo che anche se non vi è stato “preavviso”, le manifestazioni in piazza non richiedono di essere “autorizzate” ed eventuali limitazioni o divieti possono essere giustificati solo per “comprovati motivi di sicurezza o pubblica incolumità”. Presupposti evidentemente assenti nel caso dei ragazzini pisani, ma anche in altri avvenuti di recente. Qui si utilizzano strumentalmente le ragioni di ordine pubblico e sicurezza per contrastare il diritto di manifestare pubblicamente le proprie opinioni. In fondo è così da sempre: l’ordine pubblico rappresenta storicamente una cartina di tornasole che segnala lo stato dei rapporti tra autorità e libertà. In un ordinamento democratico l’ordine pubblico deve essere concepito soltanto come uno strumento di difesa contro la violenza. Mentre negli ordinamenti autoritari si registra sempre un uso “ideologico” della nozione di ordine pubblico. Tanto più si allarga la nozione (e dunque l’uso a fini repressivi) di ordine pubblico, tanto più questo va a scapito dei diritti.”


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