domenica 11 febbraio 2024

La legge del pendolo


Quando si parla di antinomie, ci si riferisce a due concetti contrapposti, come per esempio bene e male. In apparenza sembra che l’uno debba escludere l’altro, ma in realtà l’uno non potrebbe esistere senza l’altro. Quindi, se parliamo di bene, è chiaro che ci riferiamo anche al concetto di male, dato che non potremmo pensare l’uno senza l’altro. E questo vale per tutte le antinomie.

Potremmo allora pensare che tali antinomie, che sono migliaia in tutte le lingue, siano semplici concetti, cui non corrisponde nessuna realtà. Certamente, per l’antinomia bene/male esistono mille interpretazioni dovute alla cultura, alle società, ai tempi e alla storia, e perciò potremmo pensare che questi giudizi di valori riguardino solo il linguaggio. Per esempio, uccidere è sicuramente un male, ma uccidere un nemico in guerra oppure per difendersi o uccidere un animale per cibarsene non è più un male assoluto. Per il leone che uccide la gazzella o per l’uomo che uccide il vitello è un bene. Quindi potrebbe trattarsi di semplici giudizi di valore, del tutto convenzionali.

Ma adesso prendiamo l’antinomia piacere/dolore. Qui non possiamo parlare di semplici giudizi convenzionali, perché qualunque persona o animale cui strappo un braccio o una zampa griderà dal dolore. Perciò il dolore può corrispondere a una percezione reale, concreta, non a un’impressione fugace o a un concetto convenzionale. Invece un dolore psicologico può non dipendere da fattori fisici, ma solo mentali.

Comunque, che siano solo mentali o reali, tutte queste antinomie operano nella nostra mente. E siccome la nostra mente è un prodotto della natura, riflettono in qualche modo, più o meno, il modo duale e oscillatorio in cui è fatto il mondo. Voglio dire che la luce e l’oscurità sono certamente concetti della nostra mente, ma riflettono anche esperienze reali universali. E così il dolore/piacere, l’amore/odio, l’alto/basso, il positivo/negativo, il caldo/freddo, l’inspirazione/espirazione, il giusto/l’ingiusto, il bello/brutto, il relativo/assoluto, la vita/morte, il caso/necessità, ecc. ecc. Voglio dire che se c’è l’uno ce l’altro, almeno a livello interiore/esteriore… Come vedete, è difficile dire cosa sia reale e cosa no, che cosa sia solo un concetto e che cosa anche reale; bisogna che almeno uno dei due sia oggetto di esperienza. Se l’uno è reale, anche l’altro lo è. Se c’è il caldo, sono sicuro che c’è anche il freddo.

Se invece prendo concetti antinomici della cui esistenza non posso essere sicuro (per esempio, dio e diavolo), perché non li percepisco direttamente, allora non posso affermare nulla della loro corrispondenza nella realtà.

In ogni caso, le antinomie sono fondamentali per la conoscenza del mondo. Se non ci fossero, non potremmo andare oltre i singoli oggetti. Ci vuole il contrasto complementare per allargare la nostra conoscenza… e la mente.

Ora il mondo è certamente in gran parte duale nel senso che le forze fondamentali della natura vanno sempre in coppia e, pur contrastandosi, sono sempre complementari, ossia due aspetti di una realtà comune oscillante. In fisica questo è provato; ma anche in psicologia, dove la contraddittorietà e l’ambiguità sono la regola. Anche la psicoanalisi freudiana ci dice che, per esempio, l’amore e l’odio sono due pulsioni innate che coesistono in ciascuno di noi.

Ma anche per quanto riguarda le strutture fisiche anche noi siamo in gran parte duali (due occhi, due mani, due orecchie, due gambe, due reni… due cervelli. Se abbiamo due emisferi cerebrali, significa che l’uno contrasta e sostiene l’altro in una complicata rete di connessioni. Ma questo è anche all’origine della coscienza, che, in parole povere, significa che siamo due – siamo due in uno, nascendo da due persone che sono un’altra antinomia fondamentale - il maschio e la femmina! - che ci viene trasmessa.

Il maschio e la femmina sono complementari e devono accoppiarsi per generare un individuo, ma devono essere contrastanti per natura. E questo è all’origine dell’amore/odio. Potremmo dire che la realtà funziona attraverso un rapporto di attrazione/repulsione che dà mobilità al tutto. Se non ci fosse questa contesa, e la mobilità che ne consegue, tutto sarebbe fermo, immobile.

“In fisica, per esempio, l’elettromagnetismo è una forza che può essere attrattiva o repulsiva, secondo la carica elettrica delle particelle coinvolte. Le equazioni di Maxwell possono essere formulate in modo che il campo elettrico e il campo magnetico siano intercambiabili. Nella fisica quantistica, la materia e l’energia possono avere proprietà sia ondulatorie sia corpuscolari. L’elettrone e il protone possono essere visti come due aspetti della stessa entità fondamentale. Nella teoria delle stringhe, le particelle elementari sono viste come vibrazioni di minuscole stringhe energetiche. E poi ci sono le antiparticelle che hanno la stessa massa delle particelle ordinarie, ma due polarità opposte. L’antiparticella dell’elettrone, che ha carica elettrica negativa, è il positrone, che ha la stessa massa ma carica elettrica positiva. L’antiparticella del protone è l’antiprotone; l’antiparticella del neutrone è l’antineutrone.  Insomma, le antiparticelle sono le controparti opposte delle particelle che compongono la materia ordinaria. E naturalmente esiste l’antimateria, teorizzata negli anni ’20 e poi confermata sperimentalmente negli anni ’30.”

Come si vede da questi dati presi alla rinfusa con l’IA, è evidente che il mondo è in gran parte duale.

Quindi la mente è duale e pensa per antinomie complementari, perché il mondo e il cervello sono duali.

Si dirà che la fisica si occupa dei moti, che riesce a misurare. È vero. Ma i “moti” sono innanzitutto  quelli dell’anima, che oscilla e vibra continuamente e vitalmente. La parola “emozione” dice tutto. Deriva dal  deriva dal latino "emovere", che significa "muovere fuori", "scuotere". L'etimologia ci fornisce già un indizio sulla natura stessa delle emozioni: esse sono vissute come turbamenti del nostro stato abituale di relativo equilibrio, che ci "agitano" e ci "muovono". Il problema è che non riusciamo a misurarli, pur essendone  continuamente animati. Eppure gran parte delle nostre decisioni sono prese in base ad emozioni.

Nulla sta fermo, tutto cambia, tutto è moto - dalla più piccola cellula alle galassie. L’universo è in moto continuo, dalla materia ordinaria alla psiche umana, che ne è un prodotto. Un gigantesco scontro armonico tra forze opposte.

A questi “moti”, non importa se esteriori o interiori, si applica la legge dell’azione/reazione formulata da Newton. La materia e la psiche-anima seguono questa stessa legge, misurabile nel primo caso, non misurabile (ma vitale) nel secondo.

Un’idea del genere la troviamo nel concetto di “karma”. Il karma è un concetto complesso con diverse interpretazioni a seconda della religione e della filosofia di riferimento. In generale, il karma può essere definito come la legge di causa ed effetto che regola le nostre vite. In altre parole, ogni azione che compiamo, sia fisica che mentale, ha un effetto su di noi e sul mondo che ci circonda.

Ogni azione ha una conseguenza, positiva o negativa. Le nostre azioni non solo influenzano il presente, ma anche il futuro, e l'intenzione con cui compiamo un'azione è importante quanto l'azione stessa. Un'azione compiuta con buone intenzioni avrà un effetto positivo, anche se le conseguenze immediate non sono positive. Secondo alcune religioni, il karma determina la nostra rinascita in una nuova vita. Le nostre azioni in questa vita influenzeranno la qualità della nostra prossima esistenza. Il karma, secondo l’opinione comune, tende a creare equilibrio nella nostra vita. Se compiamo azioni negative, prima o poi ci troveremo ad affrontare le conseguenze. Allo stesso modo, se compiamo azioni positive, sperimenteremo felicità e benessere.

In Occidente il karma viene spesso visto come una legge di retribuzione, in cui le persone buone sono premiate e le persone cattive sono punite.

È importante sottolineare che il karma non è una punizione o una ricompensa divina. È semplicemente la legge di causa ed effetto che regola l'universo. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di vivere una vita in armonia con il karma, compiendo azioni positive e consapevoli. Quindi si dice che bisogna essere consapevoli delle nostre azioni e delle loro conseguenze.

Qui, però, entra in campo la legge delle oscillazioni, che evidenzia un altro principio: ogni azione, ogni “moto”, dà origine in realtà ad un effetto opposto: la reazione! Perciò non è vero che un’azione positiva generi una reazione altrettanto positiva. Ma, al contrario, una reazione negativa. Questo è il punto.

La stessa antinomia positivo/negativo, che si applica sia alle forze materiali sia alle forze psichiche, ce lo conferma. È il positivo che genera il negativo e viceversa. Come la mettiamo?

Nella definizione tradizionale di karma c’è una frase rivelatrice: “Un'azione compiuta con buone intenzioni avrà un effetto positivo, anche se le conseguenze immediate non sono positive.” Ci si era già accorti che le azioni che noi giudichiamo benefiche danno sul momento effetti negativi. Come mai? Secondo la logica che ha sempre prevalso, le azioni positive dovrebbero dare vita a ricompense altrettanto positive. Ma noi abbiamo visto che le reazioni sono di segno opposto. Provare per credere. Fate un’azione che secondo voi è positiva e guardate se ve ne viene un effetto positivo o negativo.

Dice l’IA:

“La legge di azione e reazione, formulata da Isaac Newton, afferma che per ogni azione compiuta da un corpo, esiste una reazione uguale e contraria. Questa legge è un principio fondamentale della fisica e si applica a tutti i corpi fisici, inclusi gli esseri umani.

Tuttavia, quando si tratta di azioni umane, la legge di azione e reazione assume una connotazione più complessa. Le azioni umane, infatti, non sono solo il risultato di forze fisiche, ma sono anche influenzate da fattori psicologici, sociali e culturali.

Per esempio, se una persona colpisce un'altra persona, la seconda persona subirà una reazione fisica uguale e contraria al colpo ricevuto. Tuttavia, la reazione psicologica e sociale alla violenza può essere molto più complessa e dipendere da una serie di fattori, come la relazione tra le due persone, il contesto in cui avviene la violenza e le norme culturali vigenti.

In generale, si può dire che la legge di azione e reazione è un principio valido anche per le azioni umane, ma che la sua applicazione è più complessa rispetto al caso di oggetti inanimati. Le azioni umane sono infatti influenzate da una serie di fattori che non sono solo di natura fisica, e questo rende la loro analisi e previsione più difficile.

Ecco alcuni esempi di come la legge di azione e reazione si applica alle azioni umane:

·         Se una persona urta un'altra persona, è probabile che la seconda persona urti a sua volta o si allontani.

·         Se una persona compie un atto di gentilezza verso un'altra persona, è probabile che la seconda persona si senta grata e contraccambi.”

 

In conclusione, la legge di azione e reazione è un principio fondamentale che può essere applicato anche alle azioni umane.

Qui però non ci occupiamo di azioni psicologiche, che dipendono da mille fattori individuali, ma delle reazioni impersonali agli eventi umani. Non vogliamo sapere come ha reagito personalmente un certo individuo, ma che cosa le azioni degli uomini provochino nella rete degli eventi, indipendentemente dalla volontà dei singoli.

E, indipendentemente dalla volontà dei singoli, ogni azione darà origine a una reazione uguale ma contraria.

Quindi aveva ragione il Tao Te Ching quando affermava che il bello e il brutto - e tutte le antinomie - si generano a vicenda e sono come due facce della stessa medaglia.

Nel mondo, tutto si trasforma secondo un movimento oscillatorio che lo porta ad essere il suo contrario.

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