La persona si sente viva
solo se si muove. E quindi per noi vivere è spostarsi, essere irrequieti,
essere agitati, acquisire, desiderare, conquistare, viaggiare, competere,
aggredire, dominare (o essere dominati), possedere, immagazzinare… mai stare
fermi.
Il risultato? Questo non è un
posto di pace, ma di conflitto, stress, chiasso e guerra, a tutti i livelli.
Noi siamo fatti così. Abbiamo acquisito una coscienza che pensa, si preoccupa,
reagisce, fantastica, si ricorda, prevede il futuro, desidera ed è in continuo
movimento. Ma tutto questo consuma energie fisiche e nervose, la cui mancanza
ci rende infelici.
Siamo infelici perché siamo
sempre insoddisfatti. Anzi, più sei ricco, più dovrai muoverti per acquisire
qualcosa, per avere una bella moglie e un bella famiglia, per accumulare sempre
di più, per costruirti un lussuoso mausoleo, per trovare il più bel posto dove
vivere, per mantenere il tuo status, per guadagnarti – magari – un posto
privilegiato anche nell’aldilà. Così facevano gli antichi faraoni e così fanno
i moderni potenti.
Peccato che la morte sia
terribilmente democratica e riduca in polvere e in concime per le piante tutti
quanti.
Dunque, che tu ti muova tanto o
che ti muova poco, non cambia niente; che tu sia un ricco o un povero, finirai
lo stesso nella dissoluzione.
Di queste cose ti accorgi solo
se rifletti un po’, ed è per questo che ci si muove in continuazione: per non
pensare.
Ma proviamo a fare il contrario.
Stiamo fermi, immobili, tenendo quieto anche il cervello. Ma la mente è fatta
per essere sempre in funzione, come il cuore, e anche quando ti fermi, lei
continua a lavorare. E lavorano tutti i processi del corpo (la digestione, la
respirazione, ecc.) che operano al di fuori della tua volontà.
Siamo dunque condannati ad
essere delle trottole senza pace?
No, se ci trasformiamo da
semplici attori sempre attivi e in competizione ad osservatori distaccati. All’inizio
dobbiamo dirci: “Non sono io che faccio e penso tutte queste cose. È una
marionetta con cui mi sono erroneamente identificato!”
La marionetta è stato
condizionata da mille eredità del passato e non è libera di muoversi, ma è
tirata da mille fili. Ora però sto fermo, mi acquieto, non voglio niente, non intendo
reagire secondo i consueti schemi e sto in silenzio.
Stando in silenzio, vuoto, senza
emozioni, interrompo i condizionamenti del passato e mi rilasso, come quando dormo
profondamente o vado in una vera vacanza.
In fondo, sono sempre in
compagnia degli altri. Ma questo mi rende instabile e squilibrato perché gli
altri mi condizionano.
Non so chi sono e ho paura di
stare con me stesso, con un me stesso che non conosco.
Ma ora mi affido al silenzio,
all’immobilità, alla solitudine. E sento che questo è un processo riparatore.
Se tutto viene dal vuoto, io
ritrovo, stando fermo e silenzioso, le intelligenze e le energie cosmiche che
mi hanno dato vita.
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