La vita non ha senso perché non
è concepita per avere uno scopo secondario (essere buoni, amare, meritarsi il
Paradiso, servire o soddisfare un Dio, fare esperienze, acquisire conoscenze,
ecc.) ma solo per essere se stessa. O, se vogliamo parlare in termini di scopo,
lo scopo della vita è la vita stessa: vivere, riprodursi e morire. È quello che
succede a tutti gli esseri viventi.
Ma a noi non piace non avere uno
scopo; vogliamo che la vita serva a
qualcosa, magari a essere uno stadio di una progressione infinita. Anche la
scienza ci dice che c’è stata un’evoluzione e quindi ci dice che c’è qualcosa
che va avanti. Ma verso dove?
È improbabile che un cavallo o
un cane diventino umani, ma l’uomo è molto cambiato, fisicamente e psicologicamente.
Se mettessimo a confronto un uomo del paleolitico con uno di oggi, noteremmo
grosse differenze. La psicologia di fondo resta quella di un animale che lotta
tra maschi per accoppiarsi e tramandare i propri geni.
Tutta qui, la vita?
Certo, ci sono stati grandi
pensatori, grandi scienziati, grandi saggi (quasi sempre deificati) e grandi
artisti che sono andati al di là di queste elementari esigenze materiali. Ma il
mondo resta un luogo di conflitto che continua a macinare le solite cose, senza
aver compiuto un vero balzo al di sopra di se stesso. Miliardi di esistenze quasi
tutte inutili… in attesa del salvatore. Che però deve traghettare tutti verso
una nuova era - che per ora non si vede
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