Noi uomini riusciamo a vivere
solo perché non pensiamo e dimentichiamo la morte. Ma, se non capiamo la morte,
come possiamo capire la vita? È quello che succede nella nostra civiltà dove
tutto è rumore, confusione, movimento, antagonismo e confronto, non perché ce
ne sia bisogno, ma perché dobbiamo stordirci.
Le nostre molteplici attività,
comprese quelle del pensiero e delle emozioni, sono basate su un istinto di accaparramento
che non avrebbe bisogno di esistere perché ci sarebbe spazio per tutti. È
proprio questo accaparramento che riduce le risorse a favore di alcuni individui
maggiormente dotati di volontà di potenza (meglio, prepotenza).
Ma anche nella natura c’è una
spontanea spinta all’espansione. Perfino le termiti e le api cercano di far crescere
le loro comunità. E tutti gli animali devono lottare per sopravvivere a scapito
di altri. Questo sarebbe l’abominio di Dio - se esistesse. Altro che peccato
originale. Un difetto originale, un orribile e terribile modo di costruire un
universo che mette tutti contro tutti.
Se riflettessimo, non avremmo bisogno
di lottare e di accumulare imperi, proprietà e ricchezze che prima o poi dovremo
abbandonare. Perché costruire noi stessi nella roccaforte di un io che un
giorno crollerà?
Come scriveva William Shakespeare
ne “La tempesta”,
“Questi nostri attori,
come già vi ho detto, erano
tutti dei fantasmi e
si sono dissolti in aria, in un’aria
sottile.
Così, come il non fondato
edificio della nostra visione,
si dissolveranno le torri, le
cui cime toccano le nuvole,
i sontuosi palazzi, i solenni
templi, lo stesso immenso globo
e tutto ciò che esso contiene
e, al pari di questo incorporeo
spettacolo svanito,
non lasceranno dietro di sé la
più piccola traccia.”
Ma, mentre gli animali non
sanno, noi sappiamo tutto – e non ci resta, per sopravvivere, che dimenticare.
Se non fosse per questa colossale rimozione, come faremmo a tirare avanti?
Però, forse la realtà è un’altra:
che è proprio la nostra coscienza a stravolgere tutto. E queste immagini di vita,
di nascita, di crescita e di morte sono solo concetti o sogni, e, con la fine
della mente pensante, si dissolveranno finalmente anche loro.
Così, come abbiamo sognato di
essere vivi, ci sbagliamo quando pensiamo di morire.
Finirà l’incubo, e noi
scopriremo che non siamo né mai nati su questa terra né mai morti.
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