Noi siamo convinti che contino
solo le cose materiali, invece le cose più importanti sono i nostri pensieri,
le nostre idee, i nostri sentimenti, le nostre percezioni, le nostre
intuizioni, le nostre speranze, i nostri ricordi, le nostre emozioni… tutte
cose che sono immateriali ma di cui viviamo. Sono cose che nessuno vede o
tocca, del tutto immateriali, non legate al tempo o allo spazio, non
oggettivabili. Nessuno vede la nostra felicità o infelicità, nessuno può sapere
che cosa pensiamo o sentiamo, ma per la nostra vita sono “cose” essenziali.
Il fatto è che dal di fuori non
sono percepibili, e possono essere percepite solo dall’interno, da chi le
prova. Nessuna scienza riesce a oggettivare una sensazione o un pensiero. Solo
noi ne siamo consapevoli. Quindi dovremmo dire che solo la coscienza
individuale sa veramente che cosa ci succede o proviamo. Nessun altro, nemmeno
uno psicologo.
Dunque, la meditazione
personale, l’auto-auscultazione, l’auto-analisi, la conoscenza di sé, tutti i
processi interiori e immateriali diventano più importanti dei fenomeni
oggettivi e verificabili da tutti. Ma nessuno sa cosa succede dentro di te…
tranne te stesso – e a volte neanche tu stesso.
Nelle scuole si studia di tutto,
ma non a conoscere se stessi. Certo gli eventi fisici influenzano gli eventi mentali,
e gli eventi mentali influenzano gli eventi fisici, ma nessuno riesce a vedere
il collegamento. Sappiamo solo che esiste e che spesso ci sfugge. Siamo dei
perfetti alienati. Raramente ci rendiamo conto di che cosa ci succede dentro e
delle vere motivazioni di tante nostre azioni. Ed è per questo che una calma
contemplazione del panorama interiore è una pratica importantissima. È una
conoscenza di sé, una cura di sé, di cui abbiamo necessità per vivere bene.
Lasciamo pur perdere le tecniche
meditative, ma, ogni tanto, mettiamoci tranquilli e in silenzio e osserviamo il
nostro mondo interiore, per capire chi siamo, se siamo felici o insoddisfatti, se
reagiamo compulsivamente o se siamo più liberi, se siamo condizionati dai
desideri o dalle ambizioni, se siamo ancora vivi o già morti.
È la consapevolezza che guida
questa investigazione. Non è vero, come diceva Cartesio, che “io sono perché
penso”, ma è vero che “io sono perché sono consapevole”, anzi “c’è una
consapevolezza cui aggiungo un io”.
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