Siamo destinati a soffrire,
prima o poi: non possiamo stare sempre bene a livello fisico o psicologico. Ma
non bisogna credere che la nostra natura più intima sia dolorosa; al contrario,
è qualcosa di quieto, limpido e gioioso (in tibetano, rigpa).
Il problema è semmai quello di
ritrovare questa natura quieta, che è sempre presente, anche quando le cose ci
vanno male. Ebbene, ciò che dobbiamo trovare è la nostra natura più profonda
che, come il mare profondo, non si agita quando in superficie c’è tempesta. È
questo che noi siamo davvero.
Purtroppo, i casi della vita ci
portano a dimenticarci di questa nostra realtà-verità e a cominciare a “ballare”
come una nave sballottata dalle onde.
Di conseguenza, per sopravvivere,
per resistere al dolore, dobbiamo immergerci, scendere a fondo (per esempio facendo
calmare il respiro, sdraiati o seduti) e allentare la tensione dei muscoli
della testa o del corpo.
Ricordiamoci di questa semplice
pratica quando soffriamo. Scendiamo nel profondo, dove non arrivano i moti
ondosi. Ricordiamoci che la nostra vera natura è rigpa.
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