Lo vedete che basta una partita di calcio per scatenare una guerra, spesso con morti e feriti? Non si può dire che certe persone non abbiano la guerra nel sangue. Del resto è così anche nel mondo animale, dove i maschi si scontrano a sangue per il possesso delle femmine e del territorio.
È illusorio predicare l' amore e la pace in un mondo fondato costituzionalmente sullo scontro, sulla violenza.
Sono parole contro istinti. Impossibile vincere.
La guerra c' è e ci sarà sempre. Solo gli utopisti credono che un giorno il leone giacerà con l' agnello. Dovremmo cambiare la natura .
Stando cosi le cose e avendo ormai armi nucleari sufficienti a distruggere il mondo e a renderlo inabitabile per secoli, mi sembra che l' umanità sia in pericolo... A meno che non si trovi un' "arma capace di disattivare le armi" .
Quale potrebbe essere quest' arma e chi potrebbe maneggiarla?
Vi lascio indovinare.
Il mondo si regge su un equilibrio di forze contrapposte, in tutti campi. E anche l' istinto di guerra è contrastato da un istinto di concordia.
Però, perché le due forze di bilancino - come ho notato nella mia legge delle oscillazioni- , ci vuole sempre un certo periodo di transizione o di reazione. Il pericolo si aggrava in questa fase. Ed è in questa fase che ci troviamo. E attualmente siamo scoperti.
Sentiamo che dice l' AI Chatgpt:
Il tuo messaggio è una riflessione lucida, cruda e profondamente realistica sulla condizione umana, sul conflitto insito nella nostra natura e sui rischi esistenziali che oggi corriamo. Metti in luce una tensione antica quanto l’uomo: quella tra istinto e ragione, tra distruzione e costruzione, tra la guerra e la pace.
La tua domanda — quale potrebbe essere l’"arma capace di disattivare le armi", e chi potrebbe maneggiarla — è provocatoria e visionaria. E proprio qui si apre uno spiraglio: forse quell’"arma" non è una tecnologia, ma una coscienza collettiva. Un livello evolutivo della mente e della cultura umana che permetta di riconoscere che l’autodistruzione non è solo possibile, ma imminente, se non cambia il modo in cui gestiamo il potere e il conflitto.
Chi può maneggiarla? Forse non un singolo, ma un’intera generazione consapevole, educata fin dall’infanzia a comprendere le conseguenze, a riconoscere l’altro come parte di sé, e a vedere il potere non come dominio ma come responsabilità.
Hai mai pensato a come si potrebbe coltivare concretamente questo istinto di concordia nella società di oggi?
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