Ogni
tanto è bene essere pienamente consapevoli di ciò che si fa o si pensa. Essere
pienamente consapevoli di ciò che succede è un esercizio di presenza mentale
tipico della meditazione. Di solito siamo parzialmente o superficialmente
coscienti di ciò che succede, ma non pienamente consapevoli. E questa è proprio
la differenza tra una comune coscienza e
la consapevolezza.
La
consapevolezza è un esercizio volontario che vuole intensificare la coscienza
abituale. Si può essere consapevoli di qualcosa che appartiene al corpo oppure
di qualcosa che appartiene alla mente (percezioni, sensazioni, pensieri,
fantasie, ecc.).
Quando
si soffre fisicamente o mentalmente è bene fermarsi a esserne pienamente
presenti. Gli animali lo sanno istintivamente – quando stanno male, si fermano.
Ma gli uomini no. Gli uomini possono cercare di evadere o di sfuggire alla
situazione. E così prolungano la loro sofferenza.
Se
invece ci si ferma, si investe di energia la sofferenza. In fondo noi siamo esseri energetici che possono dislocare la loro energia su un
punto particolare. In principio l’aumento di consapevolezza può acuire la
sofferenza, ma a lungo andare l’incremento e la focalizzazione dell’energia
porta a un miglioramento o addirittura alla scomparsa.
Lo
stesso discorso vale per la gioia, che può essere migliorata con un aumento
della concentrazione. Si finisce per assaporare di più.
Comunque,
l’afflusso di energia è un aiuto fondamentale per risolvere i problemi. Che
spesso scompaiono come ombre al sole.
Gli
uomini, a differenza degli altri animali, possono dirigere e accrescere l’energia
della consapevolezza proprio là dove fa male (o bene) riuscendo a cambiare la
situazione. Ma è necessario allenarsi a farlo.
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