Non
basta una comune esperienza di satori per capire tutte le cose. Ci sono grandi
illuminati che hanno continuato ad avere idiosincrasie e preferenze personali. È il caso del Buddha che all’inizio era contrario
all’ingresso delle donne nel suo sangha.
Il
problema è che esperienze d’unione cosmica o di scoperta dell’essenza del tutto possono non incidere
sui pregiudizi psicologici e sociali. È
necessario un lungo lavoro di ripulitura (purificazione) dei luoghi comuni e
dei condizionamenti ancora presenti.
Bisogna
anche tener conto della cultura, del linguaggio e del livello di autocritica
del soggetto.
Ci
sono anche stati grandi mistici che hanno continuato a ripetere opinioni, punti
di vista e limitazioni della cultura del loro tempo.
Il
fatto è che un’esperienza di satori non illumina tutti i punti di una
personalità, ma solo alcuni. Quando poi si ritorna alla normalità, è tutto un
altro discorso.
Prima
di raggiungere una mente matura, ci vuole
un’opera di crescita individuale, basata sull’autosservazione e il
giudizio critico. Molto più importante di una sola esperienza di illuminazione.
Bisogna
soggiornare a lungo nella posizione del Testimone e nell’esperienza non-duale per
capire come stanno veramente le cose.
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