venerdì 15 settembre 2017

Libertà dai desideri

La parola nirvana (“estinzione”) indica sempre qualcosa di doloroso che finisce. È una liberazione, un acquietarsi dopo una tensione.
Non a caso i buddhisti parlano della morte come del “grande nirvana”, ossia dell’uscita dalla tensione dell’esistenza.
Ma non basta morire per liberarsi definitivamente… se ci portiamo appresso desideri mentali insoddisfatti.
Liberarsi dai desideri non significa – come crede l’ascetismo tradizionale – non aver più un desiderio. Ma saper distinguere i desideri dell’io dai desideri naturali.
Per esempio, aver fame e quindi desiderare di mangiare non è un mio desiderio personale. Ma un desiderio perfettamente naturale. Se però divento un avido ghiottone e mi rimpinzo di ogni genere di cibo, sono dominato da qualche desiderio della mente.
Nel primo caso, mangiare con consapevolezza può diventare una fonte di gioia e una pratica di consapevolezza, perché in quel momento il mio io è un tutt’uno con l’universo. Nel secondo caso, si tratta di un desiderio malato… fonte di schiavitù e di dolore.


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