domenica 17 settembre 2017

La via della guarigione

L’umanità soffre di una grave malattia mentale, che potremmo chiamare “ego-concentrazione”.
Ego-concentrazione non nel senso di egoismo (sarebbe il meno), ma di non riuscire a vedere al di là del proprio ego, come se fossimo chiusi un piccolo spazio – la rana nel pozzo dell’aneddoto zen.
Gli esseri umani sono pazzi non solo perché credono che Dio sia sceso sulla Terra o che Maometto sia volato sulla Luna, o perché costruiscono armi atomiche che possono distruggere il mondo intero, o perché stanno segando il ramo su cui vivono, ma perché non riescono a vedere la propria follia: non riescono ad uscire dal proprio sé e salire su un gradino più in alto.
Sono immersi, immedesimati, nel proprio delirio, nelle proprie convinzioni, nelle loro fedi, nelle proprie opinioni. Hanno sempre una visione ristretta al proprio ego.
La via della guarigione è una sola: l’autoconsapevolezza: riuscire ad uscire dal proprio sé per guardarsi dal di fuori.
Questo sarebbe in realtà il profondo messaggio dei grandi saggi, un messaggio che però è stato rimpicciolito e sminuito dall’idea dell’amore, dall’idea che il rimedio sia amare il prossimo. Come se bastasse amare per uscire dal proprio delirio, come se bastasse amare per veder chiaro, come se l’amore non fosse a sua volta un delirio proiettivo.
Dunque, è questa la pratica fondamentale della meditazione che si propone come terapia: conoscere, osservare, stare attenti, prendere le distanze dal proprio ego.

Meditazione è riuscire a guardarsi, come se si guardasse dall’esterno i degenti di un ospedale psichiatrico.

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