lunedì 25 settembre 2017

IL regno dei desideri

La prima “nobile verità” enunciata dal Buddha è che la sofferenza è onnipervadente. Difficile smentire, perché non si può negare che nascita, vecchiaia, malattia e morte siano fonti di dolore; e lo stesso succede quando ci tocca stare con chi non ci piace o essere separati da chi amiamo. Ma la verità è che il divenire stesso è fonte di sofferenza. Noi non siamo mai soddisfatti, abbiamo sempre un desiderio che ci tormenta e qualcosa che ci manca.
Affermare però che tutto è sofferenza e che c’è una via per uscirne è esagerato. Piuttosto sarebbe meglio dire che tutto è un misto di gioia e dolore, in quantità variabili. Si tratta infatti di due opposti che sono inseparabili e complementari. Se c’è l’uno c’è l’altro.
Secondo il Buddha, per vincere la sofferenza, dovremmo rinunciare ai desideri, ad ogni rapporto e magari ritirarci in una foresta. Ma anche qui saremmo colpiti da vecchiaia, malattia, morte e da desideri.
Non possiamo insomma liberarci né dalla sofferenza né dal desiderio. Anche il desiderio di non soffrire è un desiderio.
La via, dunque, sta più in una saggia visione della realtà (che capisce l’interrelazione fra gioie e dolori) e in una saggia discriminazione dei desideri, nella consapevolezza che non potremo mai eliminare del tutto la sofferenza.
In ogni caso, c’è un notevole spazio di manovra essere trascinati da qualsiasi desiderio e riuscire a discriminare tra desideri negativi e inutili e desideri benefici e necessari.

Questo è lo spazio di manovra della saggezza.

Nessun commento:

Posta un commento