mercoledì 13 settembre 2017

La necessità della saggezza

Il processo del cancro è paradossale, ma molto comune. Alcune cellule, affamate di vita, si mettono a riprodursi e lottano contro tutti gli ostacoli per riuscirci.
Se alla fine prendono il sopravvento, invadono l’intero organismo e lo uccidono. Ma, uccidendo il corpo, uccidono se stesse.
Lo stesso avviene per certi parassiti che invadono le piante. Finiscono per uccidere la pianta attaccata e quindi se stessi.
Praticamente ogni organismo terrestre segue lo stesso andamento e, se non trova ostacoli, si moltiplica a dismisura finendo per autodistruggersi. Anche gli uomini anelano a riprodursi e a vivere sempre di più e, se ci riuscissero, soffocherebbero il pianeta e se stessi.
È chiaro che ci vuole equilibrio e bisogna sapere quando fermarsi. Purtroppo è impossibile trovare un essere vivente dotato di questo meccanismo di autocontenimento del desiderio di vita. Evidentemente la vita stessa è un cancro. Forse lo è anche l’universo. Forse lo è anche Dio, con la sua smisurata volontà di creazione, di espansione e di appropriazione.
L’arma dell’equilibrio, così difficile da forgiare, sembra andare contronatura. Bisogna imparare a riconoscere il proprio impulso affermativo e a lasciarlo andare – la cosa più difficile.
Ci vuole autocontrollo. E, per sviluppare l’autocontrollo, ci vogliono l’introspezione (la capacità di vedere il proprio delirio paranoide di grandezza) e la saggezza.
“Saggezza” sembra una parola antica, desueta, non più di moda. Chi è che insegna più ad essere saggi?

Eppure è la chiave di volta di un’intelligente sopravvivenza.

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