mercoledì 20 settembre 2017

Le nostre relazioni

La scienza attuale ha scoperto che non esistono tanto cose quanto relazioni. E questo è evidente, dato che gli enti non esistono da soli, ma soltanto in relazione agli altri.
Non ci sono quindi oggetti solidi e inamovibili. Tutto è interdipendente.
Questo lo aveva già scoperto l’Oriente più di duemilacinquecento anni fa. (Vedi buddhismo e taoismo.)
L’intera esistenza ha dunque un carattere temporaneo, impermanente e relativo. Da un punto di vista assoluto, le cose non esistono in sé proprio perché hanno una genesi relazionale.
L’ “in sé” non esiste, è vuoto.
Inutilmente cerchiamo l’essenza degli enti: non c’è.
Su uno sfondo di vacuità, si presentano enti, eventi, processi e relazioni che durano quel che durano e poi scompaiono. Le relazioni durano un po’, ma poi si modificano e svaniscono.
L’instabilità e il cambiamento sono le leggi di questo universo. Anche le più alte montagne, le più brillanti stelle o i più grandi pianeti si modificano continuamente e alla fine saranno ridotti in polvere. E, se svaniscono loro, figuriamoci noi, i nostri fragili corpi e i nostri fragilissimi io.
Noi ci attacchiamo alle cose, alle persone e a noi stessi perché sappiamo che presto spariranno.
Solo il saggio sa scegliere un equilibrato distacco - da tutto, anche dal proprio io. E impara a mollare la presa e l la visione egoiche e a non essere come quei personaggi – veri e propri buffoni – che vanno in giro a dire: “Io…io…io…”.

A questo ci porta il processo della meditazione, che nega tanto l’attaccamento quanto il nichilismo. Perché, se è certo che viviamo per poco, è anche certo che in questo momento siamo vivi e ci dobbiamo dare da fare in un mondo di apparenze e di illusioni.

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