domenica 11 ottobre 2015

Uscire dallo spazio tempo

Tra quando ci ripromettiamo di essere presenti in un certo attimo e quando esercitiamo davvero la presenza mentale, in realtà passa un intervallo di tempo: miliardesimi, milionesimi o millesimi di secondo. L’intervallo è così breve che non ce ne rendiamo conto. D’altronde due eventi, come ci spiega la fisica, non possono essere completamente simultanei. Se ordinate al vostro braccio di alzarsi, passerà una frazione di secondo tra il momento in cui date l’ordine e il momento in cui il braccio si alza.
Lo stesso avviene per ogni atto di coscienza. La coscienza non è simultanea rispetto all’accadere degli eventi. C’è dunque un piccolo intervallo in cui non siamo né nel presente né nel passato né nel futuro. E dove siamo?
Siamo al di fuori dello spaziotempo, in una zona che non è né passato né futuro. Siamo in una specie di “presente esteso”, ossia in una zona intermedia fra il passato e il futuro.
La natura, infatti, ha sempre una struttura discreta, non continua. E questo si riflette anche nella natura della coscienza, che è duale.
In fondo, la coscienza è una forma di dissociazione: non siamo mai completamente presenti in ciò che facciamo. Ma questa caratteristica ci permette di uscire dal dominio tirannico della mente, perché ci permette di inserirci in simili intervalli, tra un pensiero e l’altro, tra un atto di coscienza e l’altro, tra un atto di coscienza e l’avvenimento, uscendo dalla realtà condizionata e approdando ad un presente speciale in cui il tempo e lo spazio non esistono.


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