sabato 10 ottobre 2015

L'orizzonte degli eventi

Noi abbiamo paura di morire perché pensiamo che la morte sia la fine di tutto. Però, già una legge della fisica ci dice che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
D’altronde come può una cosa finire del tutto? Il tutto, per definizione, non può né cominciare né finire. E il tutto significa “tutte le cose.”
Dobbiamo vedere la morte come una fase di sviluppo dopo la vecchiaia estrema.
In effetti, la nostra vita è un passaggio da una fase all’altra: nascita, infanzia, giovinezza, maturità, prima vecchiaia, seconda vecchiaia, terza vecchiaia e… morte.
Vediamo le fasi che sperimentiamo, ma non vediamo cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo.
Dove eravamo prima di nascere? Eppure da qualche parte, in qualche forma, eravamo, se poi siamo stati.
Anche la morte è una fase di trasformazione.
Ne abbiamo paura perché siamo troppo attaccati alle cose, alle persone, alla vita, all’ego. Invece, dovremmo essere sempre pronti a partire, con le valigie fatte.
Non è emozionante?
Non è bello fare una lunga camminata fino ad essere sfiniti, e quindi sdraiarsi e addormentarsi? Questa è la morte. Dove sta il male?
Noi vediamo solo il tragitto che il sole compie dall’alba al tramonto. Però, il sole c’è prima e c’è dopo, seppure in un’altra posizione.
Prima e dopo l’orizzonte, c’è un altro orizzonte.
Cosa c’è dopo la vita? Un’altra vita.
Noi non ci riconosceremo. Ma saremo sempre noi… sotto un’altra forma. Ecco perché siamo alienati: non ci riconosciamo completamente. Non vediamo l’intero il fascio di io che siamo stati.
Ci identifichiamo con questo io, perdendo di vista cosa c’era prima e dopo l’orizzonte.


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