mercoledì 24 dicembre 2014

La felicità naturale

La felicità naturale
È difficile liberarsi della sofferenza, ed è impossibile eliminarla per sempre e del tutto. Ma resta il fatto che noi ci sforziamo attivamente di… renderla permanente.
Di solito, per combatterla, cerchiamo stimoli esterni: piaceri, successo, denaro, giochi, feste, vittorie, amori, sport, passioni, letture, connessioni digitali, viaggi, eccitazione, sesso, alcool, droga e così via. Però, così facendo, la attenuiamo o la interrompiamo per un po’; ma poi ritorniamo allo stato fondamentale di insoddisfazione, che sentiamo ancora più vivamente – e siamo costretti a cercare nuovi stimoli, magari sempre più forti, come nella droga.
In effetti, anche quando non ci sono cause evidenti di dolore o di sofferenza, noi cadiamo in preda alla noia – che è un’altra forma di sofferenza. L’uomo, lasciato solo in una stanza, senza stimoli esterni, finisce per annoiarsi e intristirsi. Non sa neppure appezzare in quel momento la mancanza di vere cause di dolore e di sofferenza.
Soffre perché è solo, perché non può eccitarsi, perché non ha compagnia, perché non trova riparo dai pensieri negativi che lo assalgono.
Quello che l’uomo comune non sa fare è attingere alla felicità naturale, che è data fondamentalmente a ciascuno di noi – qualcosa che nasce non in conseguenza di stimoli, ma dal puro e semplice essere. Dobbiamo guardare gli altri esseri viventi e capire come essi siano soddisfatti di essere così come sono, senza cercare stimoli eccitanti o cause esterne di felicità.
La natura ci offre già una base di soddisfazione. È la mente, con le sue esigenze artificiose, che ce la distrugge.

Per trovare questa semplice gioia di essere, dobbiamo ritornare alla natura. Il che non significa ritirarsi a vivere lontani da tutti, ma allontanare dalla nostra mente l’idea che la felicità risieda in qualche bene esterno.

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