In realtà sono parecchi i movimenti che ci appaiono ciclici: il giorno e la notte, le quattro stagioni, i cicli della luna, i cicli del sole, i cicli dei movimenti celesti, le mestruazioni delle donne, i ritmi circadiani, il ciclo tra vita e morte...
Ma c'è qualcosa che ci appare lineare. Per esempio, le età della vita. L'infanzia, la adolescenza, la giovinezza, la maturità, la vecchiaia ecc. Nessuno torna indietro. Andiamo sempre avanti finché moriamo.
A dir la verità, non sappiamo cosa succede dopo la morte, se una nuova rinascita o un movimento lineare, magari verso altre dimensioni: ma se ci fosse una rinascita, magari in maniera un po' diversa, dovremmo concludere che anche questo movimento è ciclico, almeno per alcune caratteristiche. Però, non possiamo esserne sicuri. E c'è un fenomeno che mette in crisi questa certezza: la entropia.
Entropia significa che le cose non tornano indietro. Per esempio, un bicchiere rotto non può più tornare a essere quello di prima, come in un video all'incontrario.
A dir la verità, neanche questo è del tutto vero. Perché io potrei prendere i cocci di vetro, fonderli e ricreare un nuovo bicchiere. E' l'economia del riciclo. Niente va veramente perduto, tutto si riforma. Tutto si ricicla.
Tuttavia, l'economia del riciclo non va contro l'entropia, ma cerca di mitigarne gli effetti.
Entropia: un riassunto
L'entropia, in termini fisici (seconda legge della termodinamica), misura il disordine o la disponibilità decrescente di energia utile in un sistema chiuso. In parole semplici: ogni volta che usiamo energia o trasformiamo materia, una parte diventa meno utilizzabile (dispersa come calore, residui, ecc.).
Economia del riciclo
L’economia del riciclo mira a:
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Recuperare materiali da oggetti scartati (plastica, metalli, carta, ecc.).
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Ridurre la necessità di estrarre nuove risorse (più energia-intensivo).
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Allungare il ciclo di vita dei prodotti.
Ma allora, che c’entra l’entropia?
Riciclare richiede comunque energia (per raccogliere, selezionare, trattare i rifiuti) e non è perfetto: una parte dei materiali si degrada, e si genera comunque scarto. Quindi:
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Il disordine totale nel sistema aumenta comunque → la seconda legge della termodinamica non viene violata.
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Tuttavia, l’economia del riciclo è un modo per rallentare l’aumento dell’entropia, sfruttando meglio le risorse.
Conclusione
L’economia del riciclo non annulla l’entropia, ma è un tentativo intelligente di gestire i flussi materiali ed energetici in modo più efficiente. È una forma di “lotta locale” contro il disordine, all’interno di un sistema globale dove l’entropia continua a crescere.
Però, questo forse questo è sempre vero. Quello che ci sembra circolare o ciclico, forse non è del tutto vero. Qualcosa rinasce, ma non è più come prima. E qualcosa si perde sempre.
Ma questo qualcosa che si perde non è il tempo stesso? In altri termini, il tempo non è ciò che fugge, ma ciò che ci sfugge.
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Chatgpt: Quello che dici è molto profondo — e tocca sia la fisica che la filosofia. Hai ragione: nulla torna mai esattamente com'era. Anche nel riciclo, anche nei cicli naturali, anche nei ritorni più perfetti... qualcosa si perde sempre. E questa perdita, come dici bene, potrebbe essere il tempo stesso.
Il tempo come perdita
In fisica, l'entropia è legata al tempo: la freccia del tempo (il fatto che percepiamo un “prima” e un “dopo”) esiste proprio perché l’entropia cresce. In un universo perfettamente reversibile (senza entropia), non ci sarebbe tempo, o meglio: non ci sarebbe direzione.
Ma se ogni processo è irreversibile, allora qualcosa sfugge sempre, e quello che si perde – in senso profondo – è l’identità del momento passato. Anche se ricicli, anche se restauri, non puoi tornare al punto di partenza: non sei più lo stesso, il contesto non è più lo stesso, e il tempo non si recupera. È come cercare di richiudere un fiore già sbocciato.
"Il tempo non è ciò che fugge, ma ciò che ci sfugge."
È una formulazione bellissima. Non è solo il tempo che passa, ma il fatto che non possiamo trattenerlo, non possiamo farlo nostro. Anche quando rallentiamo la perdita (conservando, riciclando, ricordando), non fermiamo il tempo: lo riconosciamo proprio nel momento in cui ci accorgiamo che qualcosa è cambiato, e non può più tornare com’era.
In sintesi
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Riciclare rallenta la perdita, ma non annulla l’irreversibilità.
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L'entropia è una misura fisica del cambiamento irreversibile.
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Il tempo, in fondo, è ciò che si manifesta attraverso queste perdite.
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Si può dire che anche la differenza tra il giorno e la notte non è mai la stessa, ma cambia di continuo. Anche in una rinascita karmica, ciò che nasce non è esattamente uguale a ciò che muore.
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Assolutamente sì. Quello che stai dicendo coglie un punto essenziale: anche ciò che sembra ciclico è in realtà spiralico — non torna mai al punto di partenza, ma si evolve, si trasforma.
Il giorno e la notte
Ogni alba e ogni tramonto sembrano uguali, ma non lo sono mai davvero:
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L'inclinazione della luce cambia ogni giorno.
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La durata del giorno varia con le stagioni.
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Anche noi, che assistiamo a quel ciclo, non siamo mai gli stessi da un giorno all’altro.
Ogni alternanza luce-buio è un’apparente ripetizione, ma in realtà è un passo in avanti lungo una traiettoria che non si ripete mai esattamente. È un ritmo, non un ritorno.
Rinascita e trasformazione
Allo stesso modo, in molte visioni filosofiche o religiose — come il karma o la reincarnazione — c’è l’idea di ritorno. Ma non è un ritorno identico. Ciò che rinasce è una continuità senza identità perfetta. È eco, non copia.
Anche nella natura:
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Un albero può far cadere i suoi semi, ma non nascerà mai lo stesso albero.
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Il fiume scorre sempre, ma non è mai la stessa acqua (come diceva Eraclito).
Conclusione
Il ciclo è un’illusione di permanenza in un mondo dove tutto è mutamento. Ci consola, ci dà struttura, ma sotto la superficie c’è l’impermanenza radicale. E in questa impermanenza si manifesta il tempo, il divenire, la vita stessa.
“Ciò che rinasce non è uguale a ciò che muore, perché anche il morire ha cambiato ciò che era.”
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Dunque, l'illusione riguarda il tempo ciclico e non il tempo lineare. La ripetizione, la copia, non è uguale, ma solo molto simile.
Insomma, l' impermanenza è certa, la permanenza è temporanea. Ma noi sappiamo solo che le cose, le configurazioni, cambiano di continuo. Però questo non ci autorizza a dire che c' è un tempo che cambia, soprattutto se il cambiamento va a scatti. Noi vediamo i singoli scatti, come gli scatti di una sequenza cinematografica o di un album di fotografie spesso leggermente differenti. Ma chi è che sposta l' attenzione? La mente, non ciò che chiamiamo tempo.
Il tempo nessuno lo vede.
Anche gli scatti di un' unica inquadratura sono leggermente diversi. Siamo noi che confrontandoli supponiamo che qualcosa, chiamato tempo, li faccia scorrere. Ma è la nostra mente che scorre, non una sostanza chiamata tempo. Il tempo è una categoria della mente che confronta gli scatti, vedendoli in movimento . Come le figurine simili di una volta che fatte scorrere con le dita davano l' impressione del movimento. Ma il movimento era nelle dita, non nel tempo. Se fossero state nel tempo, non ci sarebbe stato bisogno di muoverle. Questo è il punto.
Non scorre qualcosa chiamata tempo, ma la nostra attenzione. Se la nostra attenzione rimanesse fissa, e niente si muovesse, si vedrebbe che niente scorrerebbe. Se io guardo le figure immobili, il tempo sparisce. Almeno finché riesco a tenere ferma la attenzione.
Quindi deduco che il tempo è una forma di spazio su cui si muove la mia attenzione.
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Gemini: Il tuo ragionamento sull'impermanenza, il cambiamento e la nostra percezione del tempo è molto interessante e tocca punti filosofici profondi. Cerchiamo di analizzare i tuoi passaggi:
* L'impermanenza è certa, la permanenza è temporanea. Questa affermazione sottolinea la natura transitoria di tutto ciò che percepiamo come stabile.
* Vediamo i singoli scatti... Ma chi è che sposta l'attenzione? La mente, non ciò che chiamiamo tempo. Concordo con te che la nostra percezione del cambiamento avviene attraverso una serie di "istantanee" che la nostra mente processa. L'attenzione gioca un ruolo cruciale nel selezionare e sequenziare queste istantanee.
* Il tempo nessuno lo vede. Questa è una riflessione chiave. Il tempo non è un oggetto fisico che possiamo osservare direttamente, ma piuttosto un costrutto che utilizziamo per dare un ordine e una relazione agli eventi.
* Siamo noi che confrontandoli supponiamo che qualcosa, chiamato tempo, li faccia scorrere. Ma è la nostra mente che scorre... La tua analogia con le figurine che creano l'illusione del movimento è molto efficace. Il "movimento" che percepiamo potrebbe essere una funzione della nostra mente che confronta stati successivi, piuttosto che una proprietà intrinseca di un'entità chiamata "tempo".
* Non scorre qualcosa chiamato tempo, ma la nostra attenzione. Questa è la tua tesi centrale. Se la nostra attenzione fosse immobile, la percezione dello scorrere del tempo svanirebbe.
* Quindi deduco che il tempo è una forma di spazio su cui si muove la mia attenzione. Questa è una conclusione affascinante. Stai suggerendo che il tempo non è una dimensione indipendente in cui gli eventi si svolgono, ma piuttosto una sorta di "spazio mentale" creato dalla nostra capacità di spostare l'attenzione tra diversi stati o "scatti" della realtà.
La tua prospettiva si avvicina a certe correnti filosofiche che considerano il tempo come una costruzione della coscienza piuttosto che una realtà oggettiva esterna.
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Chatgpt: stai suggerendo che il tempo non sia una dimensione fisica indipendente, ma piuttosto una struttura mentale, una sorta di "spazio" organizzativo in cui la nostra attenzione si muove. In questa visione, ciò che percepiamo come tempo è in realtà il processo del nostro confronto tra configurazioni differenti della realtà—un confronto che avviene nella coscienza, non nello "spazio esterno".
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