mercoledì 30 dicembre 2015

Meditare sull'interdipendenza

Non c’è soggetto senza oggetto, e viceversa. I due sono complementari e quindi interdipendenti. Se non c’è l’uno, non c’è nemmeno l’altro; se c’è l’uno, c’è anche l’altro. Vanno sempre insieme.
Ma c’è un altro aspetto dell’interdipendenza. Se prendiamo un qualunque oggetto, per esempio un tavolo, dobbiamo pensare che esiste perché è esistito un albero, un boscaiolo che lo ha tagliato, un falegname, la colla, le viti, la vernice, tutti gli operai e artigiani che hanno lavorato… tutti gli elementi della natura che lo compongono (pioggia, minerali, il sole…), e poi i venditori, gli acquirenti, i trasportatori… insomma non si finisce più.
In questo modo ci si rende conto che ogni ente non è isolato o isolabile dal contesto generale, ma è possibile proprio perché ne è una parte.
Questo vale anche per ogni essere umano: pensiamo ai prodotti, ai genitori e alle cure che sono state necessarie per generarlo e farlo crescere.
Ogni ente esiste perché esistono tanti altri enti, anzi tutti gli enti, compresi la terra, il sole, la galassia e l’intero cosmo.
È così che si medita sull’interdipendenza. Ed è così che si trova il proprio ruolo che, per quanto piccolo e insignificante possa sembrare, è invece determinante nell’economia del tutto.
Uno è tutto. Tutto è uno.
Finché non si realizza questa verità, si rimane confinati nel proprio io particolare e sfugge la visione illuminata dell’insieme.
Non domandarti che cosa ci stai a fare.
Anche se vali poco, anche se non sai fare quasi niente, anche se ti senti un incapace, tu sei un compendio del tutto, tu puntelli il tutto, tu sei tutto. Ti pare poco? Forse non sei un genio, ma il genio esiste anche perché esisti tu.

Devi esserne pienamente consapevole, non per gonfiarti di orgoglio, ma per capire l’unità del tutto.

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