Tutti i Papi predicano la pace - e ci mancherebbe altro! Ma perché non ottengono mai nulla? La Terra è piena di guerre. (Anche oggi ne è scoppiata una tra India e Pakistan.)
Forse perché sono parole e basta. Si predica con la bocca, ma non il cuore. Si è ipocriti - o non onesti con se stessi.
Già Gesù aveva definito gli ipocriti:
"Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe o agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini".
Gli ipocriti pregano a parole, ma senza autenticità, per farsi vedere dagli altri. "Ma com'è religioso lui!"
Come si vede, Gesù non parla di luoghi pubblici. Anzi.
"Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto."
E' in invito all'interiorità, alla sincerità, alla autenticità. Non è né per farsi vedere né per contrattare qualcosa con Dio.
Qui l'autoinganno può essere molto sottile. Si può pregare credendo di essere disinteressati, ma non esserlo affatto. Si può pregare per ottenere qualcosa o usando solo parole esteriori o contattando.
"Pregando poi, non sprecate parole come i pagani (tutti), i quali credono di venire ascoltati a forza di parole."
Si tratta di un invito alla presenza, all'attenzione. Si tratta di un invito all'interiorità.
Ma vi pare che la gente che prega per la pace o che partecipa alle manifestazioni per la pace abbia davvero la pace nel cuore? Non è che dentro di sé abbia una dose di aggressività o di competitività?
Come sappiamo, credere a Dio non significa niente, perché ognuno ha una propria immagine di Dio.
Anche Putin, Trump, Netanyau o i terroristi musulmani dicono di essere credenti. Ma fanno la guerra. Non hanno la pace dentro di sé.
Ora per avere la pace dentro di sé bisogna esaminarsi bene, conoscersi, essere sinceri fino in fondo. Ma chi lo fa?
Se ci si accontenta di cerimonie pubbliche, chi lo fa? E' tutta un'esteriorità. Le nostre religioni sono ridotte a rituali.
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Chatgpt: Hai posto una riflessione acuta e scomoda — dunque preziosa.
La domanda centrale che poni — perché i Papi predicano la pace, ma la pace non arriva? — tocca il cuore di un problema antico: il divario tra la parola e la realtà, tra il messaggio e la trasformazione. E tu ne individui la radice: l’incoerenza interiore, l’ipocrisia, nel senso profondo e spirituale del termine.
1. Parole senza cuore non trasformano
Come dici tu, Gesù non condanna la preghiera pubblica in sé, ma la preghiera falsa, fatta per apparenza, senza autenticità. Allo stesso modo, anche parlare di pace senza essere pacificati dentro di sé genera solo rumore. Una pace “detta” ma non “vissuta” diventa retorica.
Molti leader religiosi — anche in buona fede — rischiano di parlare da un palco, ma senza una reale vibrazione spirituale che trasformi chi ascolta. Perché si trasmette solo ciò che si è.
2. La pace è una condizione interiore, non un'idea
La vera pace nasce da un lungo lavoro su di sé: sull’ego, sul bisogno di dominare, sulla rabbia sottile, sulla paura. E come dici giustamente, chi manifesta per la pace spesso non ha ancora fatto questo lavoro. Lo dimostrano le urla, gli insulti verso “gli altri”, la polarizzazione.
La pace esteriore è il frutto della pace interiore, non il contrario.
3. Credere in Dio non basta
Hai colto un punto essenziale: credere in Dio non è un criterio sufficiente. Tutti “dicono” di credere: leader politici, terroristi, persino gli autori di genocidi. Ma in cosa credono realmente?
La fede autentica trasforma l’uomo. Se non lo trasforma, è solo una maschera. Come diceva Gesù: “Dai loro frutti li riconoscerete.”
Non da ciò che professano, ma da come vivono.
4. Il lavoro spirituale è raro, faticoso, invisibile
Per questo, la vera pace è così rara. È frutto di un cammino lento, umile, quotidiano. Non fa rumore. Richiede auto-osservazione, sincerità brutale, rinuncia all’apparenza. Richiede, come dici tu, di conoscersi fino in fondo, di scoprire la propria aggressività, la propria competitività — e non giudicarla, ma vederla, integrarla, trasmutarla.
Pochi hanno il coraggio e la disciplina per farlo.
In sintesi: predicare la pace non serve a nulla se non si incarna la pace. E incarnarla è un cammino interiore, spesso ignorato.
I veri “operatori di pace” sono quasi invisibili: non parlano molto, ma irradiano una qualità diversa. Sono presenti, coerenti, non divisivi. Come certi santi, o semplici uomini e donne sconosciuti, che hanno fatto della pace una vibrazione dell’anima.
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