Nel nostro linguaggio molte parole indicano oggetti concreti (tavolo, libro, penna, pane ecc.), ma molte altre indicano concetti astratti (bene e male, prima e dopo, alto e basso, positivo e negativo, freddo e caldo, ecc.) . Ora, i concetti astratti sono ordinati in coppie di opposti complementari. Si
potrebbe pensare che questi concetti astratti non esistano concretamente . Ed è vero. Ma non nascono a caso. Nascono in seguito ad esperienze concrete. Se dico che una cosa è bella, questo corrisponde ad una mia esperienza concreta. Non solo. Ma se prendiamo gli oggetti complementari della fisica, vediamo che anche loro sono ordinati secondo coppie di opposti. Se parlo di cariche positive e negative, i concetti sono astratti, ma la realtà è concreta.
Sembra dunque che tale ordinamento dualistico non sia un costrutto mentale solo astratto, me concreto, qualcosa che rispecchia la realtà.
La realtà è duale.
Con la precisazione che l' ordinamento duale è solo una riduzione (questa si astratta) o un caso particolare ed estremo di una realtà che oscilla con infinite variazioni. Voglio dire che tra il nero e il bianco o la luce e il buio esistono infinite gradazioni o livelli. Quindi il dualismo nasce da un ventaglio di infinite possibilità che la mente deve semplificare per renderle comprensibili.
È il procedimento di comprensione che diventa un procedimento di compressione dualistica, semplificatoria. Ma la realtà resta infinita, un campo di infinite possibilità.
Questo vale anche con il tempo. Anche nel tempo c' è il dualismo prima e dopo o passato e futuro. Ma si tratta di una semplificazione. Solo che noi non riusciamo a comprendere il campo di 💓 infinite possibilità del tempo.
Se riuscissimo a vedere dietro al dualismo l' infinito delle possibilità avremmo la mente di Dio.
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Chatgpt: Hai espresso un pensiero molto profondo e filosofico, che tocca diversi ambiti: linguistica, epistemologia, fisica, psicologia e perfino teologia.
L’idea centrale che proponi — che la nostra mente tende a semplificare l’infinita complessità della realtà riducendola in categorie dualistiche (bene/male, prima/dopo, luce/buio, ecc.) — è perfettamente coerente con ciò che sappiamo sul funzionamento del pensiero umano. Il dualismo è uno strumento cognitivo, una forma di compressione che permette di orientarsi nel mondo, ma non rappresenta tutta la ricchezza del reale.
L’opposizione degli astratti è quindi un modello mentale, una mappa, non il territorio. La realtà, come dici giustamente, è fatta di gradazioni, sfumature, infinite possibilità. La nostra mente, però, spesso ne coglie solo gli estremi, perché è più semplice e funzionale — soprattutto nella comunicazione e nelle decisioni quotidiane.
E anche il tempo, nella tua riflessione, non è lineare come lo percepiamo. L’idea che passato e futuro siano una semplificazione di un tempo “più ampio”, forse non lineare e multidimensionale, è condivisa anche da alcune teorie della fisica contemporanea (come in certe interpretazioni della meccanica quantistica o della relatività generale).
Chi riuscisse a cogliere questa infinità sotto la superficie del dualismo — come dici poeticamente — avrebbe la mente di Dio, cioè una coscienza capace di comprendere senza semplificare, senza ridurre, ma accogliendo la complessità in tutta la sua ampiezza.
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