L’unica vera meditazione è concentrarsi sulla propria coscienza,
grazie alla quale sentiamo di esistere. Dobbiamo cogliere il senso di esserci e
scoprire da dove viene, cosa significa e che cosa c’era prima.
La nascita coincide con questo apparire, con cui sorge anche tutto il
mondo. Non è la coscienza che emerge nel mondo, ma è il mondo che emerge dalla
coscienza.
Si parte dalla propria coscienza individuale, ma la sfida è scoprire
l’universalità della coscienza, che è il vero dio di questo mondo, in quanto lo
plasma come vuole. Esiste un’unica coscienza frammentata in una miriade di
esseri.
La “realtà” è quanto immagina la coscienza che si è accesa a poco a
poco nel corpo umano e ci fa vedere ogni cosa. Ma di per sé non è visibile: è
solo presente nella sensazione di esserci. È come il sole, che fa vedere se
stesso e ogni cosa.
Sembra paradossale ma la coscienza emerge inconsapevolmente. Ma questo
ci dice che la realtà ultima è qualcosa prima della coscienza.
La cosa cui siamo più attaccati
è la coscienza, e ci spaventa l’idea di doverla perdere con la morte. Ogni
mattina, quando ci svegliamo, ci ripresenta il mondo e noi stessi. Quando però eravamo
addormentati, non c’erano né noi né la coscienza né il mondo. E anche quando
moriremo.
Quindi la coscienza ci presenta
un mondo inconsistente, che può sparire da un momento all’altro. E,
soprattutto, nasconde la nostra vera identità, che non era neppure cosciente di
esistere, che non aveva bisogno della consapevolezza duale.
La nostra vera identità non è duale, come tutto ciò che appare alla
coscienza.
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