Ci illudiamo che il nostro karma – il destino che ci attende – debba
essere rigorosamente individuale. Invece non è così. Gran parte del karma è
collettivo. Come noi soffriamo per le colpe altrui, gli altri soffrono per le
nostre.
Dobbiamo metterci in testa che l’umanità è una, e le azioni dell’uno
si riflettono sul destino anche degli altri.
Come individui abbiamo limiti precisi, abbiamo identità indefinite e
compartecipate.
Non è vero che siamo individui separati.
Guardate per esempio quali conseguenze abbia la guerra di Putin in
tutto il mondo.
Il compito di un eventuale dio della giustizia sarebbe molto
complicato. E anche lui avrebbe le sue colpe per come ci ha creato.
L’aggressività, la violenza, la continua contesa, la guerra, la
concorrenza, la selezione delle specie, da dove vengono? Sembrano essere un
impulso naturale in ogni essere vivente. Dunque, di chi è la colpa? Sarebbe di
un eventuale creatore. Per questo, è meglio pensare che le cose si siano fatte
da sole, spontaneamente, illusoriamente.
Il muoversi, il divenire, il competere, fanno parte del senso di
essere un io.
Ma essere un io non è facile, non è gratis, è uno sforzo.
La coscienza nasce con una sensazione di dolore.
È difficile sopportare la consapevolezza di se stessi. Questo nessuno
ve lo dice. Già i genitori che si sono accoppiati lo hanno fatto per darsi un
sollievo.
E adesso che il pasticcio è stato fatto e siete apparsi voi con un
mondo problematico, voi vi illudete che la situazione non sia dolorosa. E che
ci sia un dio cui potete appoggiarvi.
Ma è un’illusione, come la vostra sensazione di esserci.
Dove siete?
L’errore è stato fatto con la nascita. Siete nati in un nulla riempito
di vuoto.
Ritornate alla situazione di prima della vostra apparizione e della
vostra anima malata.
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