La luce del sole compare e scompare, ma, quando scompare, non possiamo
certo dire che è morta. Così è per il nostro comparire e scomparire: non
possiamo dire che siamo morti. Certo, qualcosa scompare: il corpo e la mente.
Ma c’è qualcosa che non muore, per il semplice fatto che non era mai nato.
C’è qualcosa che, per “essere”, non ha bisogno neppure di esistere.
Dico “essere” perché non ho una parola adatta a definirlo.
Possiamo rifiutarci di nascere? Possiamo impedire lo scorrere del
tempo? Possiamo rifiutarci di “morire”? Possiamo farci amare da chi non ci ama?
Possiamo amare ciò che non amiamo?
Dunque la nostra libertà a che cosa si riduce? A svoltare a destra
anziché a sinistra? Ben poco… C’è da chiedersi se siamo veramente gli autori
delle nostre azioni, o semplicemente degli automi che reagiscono.
Questi automi hanno il terrore di morire, perché pensano di scomparire
nel nulla. E quindi si sono inventati religioni che negano la morte e
fantasticano di un aldilà in cui saremmo di nuovo tutti vivi e con la nostra
solita identità. I cristiani affermano addirittura che, alla fine dei tempi
(quando?), ricupereremo i nostri corpi!
Tralasciando tutti i problemi che ne nascerebbero, ci sarebbe comunque
il problema di chi si è comportato male. E allora ecco le fantasie dei
purgatori e degli inferni. Non parliamo del paradiso dei musulmani dove ci
sarebbero vergini a disposizione dei fedeli. Insomma si riprodurrebbe
nell’aldilà ciò che vorremmo o abbiamo vissuto nell’aldiqua.
Così viene negata la morte stessa.
Invece la morte è la fine del corpo, della coscienza e dell’identità
abituale, che sono in realtà la nostra schiavitù, un sogno o un’illusione. Non
per nulla si parla di liberazione.
Che cosa rimane?
Rimane la nostra vera identità, che non è definibile in termini umani.
In realtà, tutto ciò che è definibile con la mente non è vero, è una
falsificazione.
Nel sonno profondo, nel samadhi
e nella morte si verifica l’oblio di ciò che siamo attualmente. Ma, anziché
essere una perdita, è una conquista.
Conquistiamo la realtà, la fine della separazione.
Noi ci crediamo individui separati. Ma in effetti siamo un tutt’uno.
La verità è che non siamo né la coscienza né le cose di cui siamo
coscienti, ma ciò che le conosce. Questa è la nostra vera identità.
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