lunedì 6 marzo 2023

Prima della coscienza

 

Quando cercate di conoscere voi stessi, vi trovate di fronte al paradosso che ciò che conoscete non è mai colui che conosce. Perché ciò che conoscete è comunque un oggetto della vostra conoscenza-esperienza e non il soggetto conoscente. Però voi volete conoscere proprio il soggetto conoscente.

Dovete allora chiedervi chi è consapevole di questo paradosso, perché voi siete quello: il testimone che si rende conto del paradosso.

E dovete concludere che quel testimone è oltre la coscienza  stessa, è al di là dello spazio-tempo.

All’origine del mondo, con le sue miriadi di forme e di apparenze, c’è la coscienza. Ma la coscienza, con il suo corpo, dura poco: dura quanto il corpo e la vita.

La coscienza può immaginarsi e rendere credibile ogni sua immaginazione, al punto che, quando sogniamo, riteniamo vero anche il sogno. Salvo poi svegliarci.

È il risveglio che ci fa render conto che anche la vita è un sogno.

Ma c’è sempre un testimone che ci fa accorgere che si tratta di potenti immagini della mente. Se non ci fosse il testimone, chi potrebbe svegliarsi?

Coscienza significa tempo, coscienza significa io, coscienza significa senso di esserci.

Il che significa che il testimone è  al di fuori del tempo, dell’io e del senso di esseri. C’era prima di tutto questo, prima della coscienza.

Qui è l’eternità, qualcosa che non nasce e non muore, al di là del dualismo della coscienza.

Non resta che stabilizzarsi in tale stato. Questa è meditazione.

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