Meditare
non deve essere uno sforzo. Non devo essere io a sforzarmi di praticare la meditazione, per esempio sul respiro o
sulla postura del corpo (seduto, in piedi, disteso o in cammino). Mi limito
semplicemente a riconoscere una posizione o attività naturale, che di solito
viene oscurata da mille altre attività artificiali.
Se
seguo il respiro e divento consapevole della posizione del mio corpo, scopro
una condizione naturale – non mi metto a ritmare il respiro o a esercitarmi in
posture yoga. Sono consapevole di realtà ordinarie che esistono qui e ora. In
tal senso ritorno al presente, da cui mi ero allontanato.
Non
devo elaborare idee o principi, non devo pensare al passato o al futuro.
Ritorno all’attimo presente lasciando perdere le elucubrazioni cerebrali.
Se
mi distraggo, non mi do dell’imbecille e non mi riporto con violenza alla
meditazione. Ritorno al qui e ora con calma e gentilezza.
Devo
essere tranquillo, non ho obiettivi, non devo ottenere qualcosa, non devo
diventare un Buddha. Piuttosto lascio andare il pensiero e il mondo, almeno per
un po’.
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