giovedì 6 aprile 2017

Le aperture del mondo

Secondo Heidegger, le opere d’arte ci consentono di sperimentare l’apertura del mondo, ossia momenti in cui lo sguardo diventa nuovo e fresco e, all’improvviso, osserva le cose da una diversa prospettiva. Non diamo più il mondo per scontato e acquisiamo un’esperienza diversa. A tutto infatti ci abituiamo, e il nostro sguardo, a forza di vedere sempre le stesse cose, non si accorge più della loro originalità. L’abitudine consuma, ottunde i sensi, spegne le emozioni e provoca noia.
La stessa cosa avviene nell’amore matrimoniale, dove l’abitudine della convivenza finisce per non farci più vedere la persona amata e cancella ogni sorpresa. Non vediamo più niente di nuovo.
Figuriamoci se questo non succede nella ben più lunga e usurante convivenza con noi stessi. Crediamo di essere solo in un certo modo e ci sfuggono i lati messi in ombra.
A poco a poco non sappiamo nemmeno più chi siamo, ammesso e non concesso che lo avessimo mai saputo. Tutto sembra essere scontato e morto.
Ma un bel giorno si provocano degli squarci che strappano il velo o dei lampi che ci illuminano la scena di una luce nuova.
Non ci sono solo l’arte e l’amore che ci danno questa possibilità. Ci sono anche la filosofia, la scienza e la meditazione.

Sono le piccole o grandi illuminazioni che rappresentano altrettante aperture della nostra mente. Sono risvegli subitanei dal sonno in cui viviamo abitualmente.

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