mercoledì 26 aprile 2017

Il potere dell'immaginazione

Qui per immaginazione non intendiamo la facoltà di uno scrittore che immagina storie e mondi inesistenti, ma la capacità di visualizzare ed entrare in contatto per via mentale con la realtà. Se siamo abbastanza immaginativi e se cerchiamo di non inventare nulla, rievocare le cose mentalmente è stabilire un rapporto con esse. È per così dire un potere e un rapporto telepatico.
Se abbiamo tante immagini di una persona o di una città, siamo già in contatto con essa, senza doverla contattare direttamente. Tra immaginare una persona e incontrarla concretamente, non c’è molta differenza. Certo l’incontro diretto apporterebbe informazioni in più. Ma la nostra immagine, se mantenuta correttamente, senza fantasticare, è già reale.
I piaceri e i dispiaceri della mente non sono tanto diversi da quelli della realtà, anzi possono essere superiori. In fondo, quando entriamo in contatto “diretto” con qualcuno o con qualcosa, il rapporto è sempre mediato dall’immaginazione. In fondo tutte le cose, anche le immagini e i pensieri, non sono che danze di fotoni.
Tutto questo per dire il potere della visualizzazione. In certi esercizi yogici, ci si deve visualizzare in un certo modo, per cercare di esserlo veramente. Infatti, anche un’immagine è parte della realtà. Se ho per esempio la fotografia di una persona, quella foto è già parte di quella persona. Se ho dentro di me l’immagine di una persona che non c’è più o che è lontana, io ho in effetti una sua parte.
Se dunque mi immagino in un certo modo, in parte già lo sono.
Stiamo dunque ben attenti a come visualizziamo gli altri e le cose, e soprattutto stiamo attenti a come visualizziamo noi stessi, perché tutto ciò contribuirà ad esserlo.
Qui si apre un campo sterminato, perché, se c’è un’altra forma di vita dopo la morte, sarà tutta basata sulla nostra immaginazione. Ma noi siamo già su quel piano.

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