lunedì 17 aprile 2017

Il destino ultimo

Per la nostra logica, la vita avrebbe un senso solo se continuasse in qualche modo dopo la morte. Se invece finisse nel nulla, sarebbe qualcosa di insensato, uno spreco inutile.
Resta il fatto che, per quanta fede o speranza si possa avere, nessuno ha prove o certezze. Siamo sempre nel campo delle ipotesi.
Certo è che, se avessimo la certezza che la vita ha un seguito e che questa esistenza terrena è solo un tratto dell’intero percorso, tutti vivremmo meglio, ci comporteremmo meglio e avremmo meno paura della morte.
Il perché non ci sia questa certezza pone dunque un problema. Perché siamo tenuti all’oscuro? Che cosa ci guadagnerebbe un eventuale Dio a non farcelo sapere? Sarebbe un Dio che non ci vuol tanto bene, che vuole mantenerci nell’incertezza e nel dubbio.
Dio metterebbe sul piatto della bilancia un peso negativo. Se Dio ci facesse sapere che esiste davvero, ci darebbe un grosso aiuto. Ma non vuole, dunque non è affatto benigno.
Anche questo ragionamento ci dimostra che più che con un Dio abbiamo a che fare con qualcosa che si auto-determina. Siamo noi che dobbiamo scoprire e stabilire il nostro destino. È come se fossimo in una fitta giungla e dovessimo trovare il sentiero semplicemente aprendoci la via con un machete.

Non si tratta più di speranze e di timori, ma di auto-determinazione. Non c’è qualcosa di pronto e predefinito davanti a noi.Siamo noi che dobbiamo svolgere e vivere questo film scrivendone di volta in volta la sceneggiatura. 

Nessun commento:

Posta un commento