giovedì 16 giugno 2016

L'identità più profonda

Siamo abituati a pensare che questo corpo e questa mente siano di nostra proprietà, siano il nostro “io”. Ma chi sarebbe il soggetto di questa proprietà? L’io sarebbe proprietario di se stesso?
Certo, la mia gamba e il mio dente sono di mia proprietà; e, se mi togliessero la gamba e il dente, io rimarrei lo stesso.
Però, fino a che punto potrei togliermi parti rimanendo me stesso? Ovviamente, fino al cervello-mente. Tolto questo non c’è più nessun proprietario e nessun io.
Dunque, il proprietario-io sarebbe il cervello-mente.
Purtroppo, questa proprietà-identità è quanto mai instabile e temporanea. Nel sogno, nella demenza e nella morte dove va a finire?
Se io sono, lo sono per poco. Allora, chi si impossessa di chi?
Più che una proprietà, sembra un’appropriazione indebita. Sembra che qualcuno s’impossessi di qualcosa che in realtà non gli appartiene. Qualcosa preso a prestito. Un prestito temporaneo.

È come essere proprietari di qualcosa che ad un certo punto cambierà proprietario. Peccato che si tratti di ciò che riteniamo la nostra identità più profonda. Qualcosa di molto intimo che, tuttavia, non ci appartiene veramente.

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